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Flop Pd, anche i Giovani democratici chiedono di azzerare tutto

"Il partito a Caserta ha regalato solo mortificazioni"

“Il PD ha deluso. Ha deluso a partire dai vertici nazionali fino ai territori, dove non si è mai davvero provato a risolvere certe arroganti dinamiche clientelari. Arroganza, alterigia e orgoglio, soprattutto se non giustificati da risultati concreti e da un sistema ideologico con dei paletti resistenti non pagano. L’unico lanciafiamme che abbiamo visto è stato quello rivolto contro noi stessi”. E’ l’amara critica che arriva dal movimento dei Giovani Democratici di Caserta in merito al risultato portato a casa alle ultime elezioni politiche. “Il dato emerso dalle urne è chiaro: abbiamo perso. Non è possibile imputare le colpe della disfatta ad altri se non al PD. Nel momento in cui la principale forza di centro-sinistra italiana  vince alla Bocconi ma perde nelle università, vince a Milano ma perde nelle periferie, vince tra chi è sereno e perde dove vi è disagio, è chiaro che negli ultimi anni non siamo stati capaci di emergere come una forza politica in grado di dare speranza, o anche solo una visione, ai troppi italiani in difficoltà, e che hanno dunque cercato un’ancora altrove. Tra di essi anche molti precedenti elettori del PD. Questo dato drammatico ci racconta un'Italia da cui la classe dirigente che ci ha portati al naufragio è sempre più lontana. Bastava fermarsi un attimo a parlare con le persone per capire che a questo giro avremmo preso una bella botta, e varie volte abbiamo lanciato avvertimenti, rimasti inascoltati”.

I ragazzi guidati da Claudia Frisoni aggiungono: “Abbiamo perso perché l'attuale classe dirigente, che è quella contro cui gli elettori hanno votato, ci ha allontanati dal mondo reale, dal nostro popolo, rendendo il simbolo del Partito Democratico sempre più pesante da portare. Un partito di centrosinistra dovrebbe puntare a scardinare lo status quo, invece noi lo abbiamo cavalcato, con provvedimenti insufficienti a fronteggiare l'ingiustizia sociale in cui siamo sprofondati, soprattutto al sud. Personalizzando la cosa che più di tutte dovrebbe essere "di nessuno perché di tutti", ovvero la politica e la vita del partito.  Ci sono molti colpevoli dietro il 4 marzo, ma la leadership non è solo un onore da sbandierare su Instagram, ma anche un onere. Chi comanda, soprattutto se con percentuali bulgare e con la mania dell'accentramento, ora ha il dovere di farsi da parte. Chi ha inteso la politica come un “do ut des” ora ha il dovere di farsi da parte perché questo metodo ha fallito e continuerà a fallire. Ha anche il dovere di chiedere scusa a chi, da anni, dà tutto a un Partito che in cambio, dall'alto, ha regalato solo mortificazioni, la questione delle liste nella provincia di Caserta ne è solo l’ultimo esempio. Allo stesso modo, chi ha sempre sguazzato in certe dinamiche ma che ora trova più conveniente saltar giù dal carro, non pensi di poter continuare nascondendosi dietro la maschera di chi “è diverso”. È la morte del centrosinistra in Italia? Sì, se facciamo finta di non vederlo perché è più comodo dare la colpa agli altri.  No, se mettiamo da parte chi negli ultimi anni l’ha fatta da padrone, cucendosi ruoli su misura, saltando di palo in frasca, cannibalizzando le minoranze, aperto le porte a chi non ha niente in comune con noi e la nostra storia, rendendo irrespirabile l'aria e l'agibilità politica per le minoranze, riempiendo le sale convegni di "gente che mi deve un favore", organizzando primarie "aperte" in cui le file sono state spesso solo fumo negli occhi. Occorre girare pagina, resettare tutto ciò che ha fallito, e ricominciare. Noi non abbiamo intenzione di tirarci indietro. Questa è casa nostra, e abbiamo intenzione di lottare per non farla crollare su se stessa”.

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