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Un fiume in piena il pentito Antonio Iovine: 'Vi spiego la regola del 5 per cento'. L'ex senatore Diana: 'Dichiarazioni da vagliare'

Casal di Principe - "Una mentalità casalese inculcata fin da giovani", così il boss della camorra casalese ora collaboratore di giustizia Antonio Iovine, descrive il sistema criminale. E' quella che si può definire "la regola del 5 per cento...

"Una mentalità casalese inculcata fin da giovani", così il boss della camorra casalese ora collaboratore di giustizia Antonio Iovine, descrive il sistema criminale. E' quella che si può definire "la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio proprio lo Stato che invece è stato proprio assente nell'offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione".
"Anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata connivente con questo sistema e avolte complice. Sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose", aggiunge Iovine citando l'esempio degli appalti per la refezione scolastica in numerosi comuni dell'agro aversano aggiudicati a un'impresa a lui legata.
"Era noto a tutti - continua Iovine - che quella era un'impresa di Antonio Iovine eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. Per esempio, a San Cipriano una personalità come Lorenzo Diana che pure ha svolto un'azione politica dura di contrasto alla criminalità organizzata facendo parte anche della commissione antimafia, ha permesso che noi continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia della sua stessa parte politica. Il sistema è andato avanti fino al 2008 e allo stesso modo nulla ha avuto da ridire il sindaco Enrico Martinelli che era invece del centrodestra".
Replica Lorenzo Diana: "Iovine scopre l'acqua calda sul fatto che gli appalti nei territori a dominio camorristico dei Casalesi fossero condizionati dalla criminalità organizzata dal momento che non c'era la libertà di partecipare agli appalti senza il loro assenso. Quando i funzionari dei comuni facevano gare di appalto - aggiunge Diana - partecipavano solo le ditte che avevano l'assenso del clan dei Casalesi. Questa realtà era da me denunciata con evidenti prove nella Commissione Antimafia, alla Prefettura e in pubbliche dichiarazioni chiedendo allo Stato di estirpare il controllo del territorio da parte del clan. Su questi aspetti ho chiesto e ottenuto tante riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e sicurezza pubblica". "Non so perché mi tira in ballo - ha spiegato stamane a Radio 24 l'ex esponente parlamentare della sinistra casertana - ma sono certo che tutte le dichiarazioni saranno vagliate dai magistrati che seguono il caso in quanto si tratta di professionisti in gamba e molto stimati". Lo stesso ex procuratore della Dda di Napoli Cafiero De Raho ora a capo della procura di Reggio Calabria spiega come le dichiarazioni del pentito Iovine devono essere sottoposte ad attenta verifica da parte della magistratura.

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