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Le emergenze rifiuti in Campania erano 'pilotate'. Cosi' il 're' delle Ecomafie Chianese ha avvelenato la Regione

Santa Maria Capua Vetere - Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000 il 're' delle Ecomafie Cipriano Chianese, ritenuto 'colletto bianco' dei Casalesi sotto processo a Napoli per disastro ambientale con boss del calibro di Francesco...

Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000 il 're' delle Ecomafie Cipriano Chianese, ritenuto 'colletto bianco' dei Casalesi sotto processo a Napoli per disastro ambientale con boss del calibro di Francesco Bidognetti, "era una sorta di monopolista nel settore dello smaltimento che bloccando i conferimenti da tutta la Regione nella sua discarica, la Resit di Giugliano in Campania (Napoli), creava la situazione nota come 'emergenza rifiuti'".
E' quanto ha detto il collaboratore di giustizia Giuseppe Valente. Il collaboratore è intervenuto ieri in video-conferenza da una località protetta al processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che vede imputato l'ex sottosegretario Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione mafiosa. Valente, dal 2000 al 2004 presidente del Consorzio dei rifiuti Eco4 risultato infiltrato dai Casalesi, e di Impregeco, società che si contrapponeva a Fibe Campania, il raggruppamento di imprese che avrebbe dovuto realizzare gli impianti di smaltimento nel periodo dell'emergenza, spiega che "Chianese era influentissimo a livello del Commissariato di Governo il quale autorizzava sempre le sue discariche. Aveva un rapporto stretto soprattutto con l'allora sub commissario per l'emergenza Giulio Facchi".
"Non volevo avere nulla a che fare con Chianese - prosegue Valente rispondendo alle domande del Pm della Dda Alessandro Milita - perché avevo sentito delle sue frequentazioni criminali, ma c'era Nicola Cosentino che lo sosteneva; questi mi informò anche della circostanza che Chianese fosse indagato dalla Dda". L'ex politico tuttora in carcere, prosegue il pentito, "si spese anche per far riconoscere dall'Impregeco un presunto credito vantato da Chianese di 20-25 milioni di euro. Io però gli dissi che era impossibile perché il credito era parzialmente inesistente e comunque non verificato". L'esame proseguirà questa mattina.

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