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L'attore Marco D'Amore da Gomorra a Giffoni si racconta

Giffoni Valle Piana - "Dopo la strage di Nizza, in questi giorni di tragedia, un posto sicuro per me è qui a Giffoni dove ci sono migliaia di ragazzi che guardano al futuro in modo positivo e sono pieni di speranza.     Altrove sento solo un clima...

"Dopo la strage di Nizza, in questi giorni di tragedia, un posto sicuro per me è qui a Giffoni dove ci sono migliaia di ragazzi che guardano al futuro in modo positivo e sono pieni di speranza. Altrove sento solo un clima molto negativo, un clima di guerra e di sconforto. Un posto sicuro è dove si pensa positivo". Parola di Marco D'Amore, al Giffoni film festival per incontrare i ragazzi che hanno visto appunto Un posto sicuro, il film di Francesco Ghiaccio presentato fuori concorso, dedicato alla vicenda dell'Eternit. Ma che ragazzo era Marco D'Amore, attore casertano e interprete straordinario del Ciro di Gomorra? "Ero un ragazzo difficile - spiega - pieno di turbamenti e di passioni. Ho fatto una serie di scemenze, come tutti, poi ho incontrato il cinema che mi ha catturato l'anima". E qual è stato in quegli anni il suo film preferito? "C'era una volta il west, Once upon in a time in the west, con mio padre e mio fratello sapevamo tutte le battute a memoria e per anni le abbiamo ripetute"

"Molti pensano che la serie crei falsi miti. Trovo invece che Gomorra sia catartico: conoscere il male ci permette di liberarcene": Cristiana Dell'Anna approfitta delle domande dei giurati Generator per ribadire il valore culturale e narrativo della serie Sky che ha diviso l'opinione pubblica e conquistato la critica. Sono stati gli attori sul palco ad applaudire i ragazzi in platea, non senza emozione: "Sapete che fate quasi paura?", dice Fabio De Caro e suona quasi ironico per lo spietato Malammore. "Il lavoro dell'attore non è far amare il personaggio, è rispettarlo" sottolinea Marco Palvetti, alias Salvatore Conte uscito di scena nella seconda stagione: "Il suo punto debole è stato l'amore, che non poteva vivere come avrebbe voluto". Ma Ciro Di Marzio è davvero 'Immortale' per gli sceneggiatori? "Gomorra è un campo minato; è un progetto così ampio che va oltre i suoi personaggi. È un racconto epico, perfetto per Napoli. Per Ciro, però, l'Immortalità è una condanna: lui è già morto dentro, prima con l'omicidio della moglie e poi con la morte della figlia - spiega Marco D'Amore - Come sono riuscito a girare le ultime scene della seconda stagione? Non so cosa voglia dire perdere un figlio e a dir la verità non mi piace parlare del mio lavoro sul personaggio. Voi spettatori dovete godere del risultato. C'è però una parte della vita di Ciro che il pubblico non conosce e che racconta molto di lui: a 10 anni, pochi meno di quelli che avete voi, si ritrova sotto un tavolo a chiamare terrorizzato mamma e papà durante la devastante scossa del Terremoto del 1980. Non sapeva ancora che i suoi genitori erano morti: da lì inizia la sua formazione criminale. All'orfanotrofio conoscerà il gruppo che lo accompagnerà negli anni successivi".

Cosa avverrà nella terza stagione? "La destinazione di Gomorra la decideranno gli sceneggiatori" dichiara Cristina Donadio - confermata nel cast della terza stagione con Dell'Anna, De Caro e D'Amore, tutti sul set in autunno. "Ciro e Genny si rincorrono, forse andando verso un progetto comune. Ma s'adda aspetta' la terza stagione" chiosa D'Amore in dialetto. Prima di lasciarli al Blue Carpet, spazio alla consegna dell'Explosive Talent Award a De Caro, Dell'Anna e Donadio, del Best Talent Award a Marco D'Amore e del Giffoni Experience Award a Salvatore Esposito e Marco Palvetti, che rivolge ai ragazzi l'ultima esortazione: "Con le vostre scelte potete cambiare le regole del mercato. Non perdete quest'occasione".

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