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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Nabucco alla Reggia: Il nuovo mecenatismo: l'arte... "riservata"

Caserta - L’opera alla Reggia di Caserta è uno spettacolo meraviglioso. Il contesto suggestivo, la cura nell’allestimento, la bellezza delle opere scelte. Tutto a disposizione, a fronte di un piccolo obolo, di un’intera città. O quasi… Già, perché...

L’opera alla Reggia di Caserta è uno spettacolo meraviglioso. Il contesto suggestivo, la cura nell’allestimento, la bellezza delle opere scelte. Tutto a disposizione, a fronte di un piccolo obolo, di un’intera città. O quasi… Già, perché purtroppo venerdì, alla rappresentazione del Nabucco di Giuseppe Verdi, evidentemente non bastava aver pagato il prezzo del biglietto per godersi a pieno lo spettacolo. Questa la triste scoperta che abbiamo dovuto fare dopo essere entrati nella Reggia con i nostri biglietti per la platea acquistati regolarmente. “I posti non sono numerati, entrate e sedetevi dove trovate”, questo ci era stato detto al momento dell’acquisto, questo ci è stato ripetuto all’ingresso. Scomodo, ma comunque democratico, va bene. Ma, a fronte di una platea molto capiente e ancora in gran parte vuota, ci siamo visti negare la possibilità di usufruire di circa il 70% dei posti (i migliori, ma c’è davvero bisogno di sottolinearlo?) perché “riservati”. Ovviamente i posti liberi erano unicamente quelli laterali.

A chi erano riservati quei posti? Non potevano essere solo i posti delle “autorità”, a meno di non avere un concetto molto flessibile e “omninclusivo” di tale termine. Il criterio della “riserva” deve essere stato allora un altro e dovrebbe essere ricercato in tutti quegli enti e fondazioni che hanno sostenuto l’iniziativa e nei soliti piccoli favori e “raccomandazioni” di cui in Italia siamo maestri. Ognuno con la sua piccola parte di “potere” nell’esercizio del sopruso.

Anche dal punto di vista puramente di tutela del consumatore non credo proprio che sia possibile vendere dei biglietti in questo modo. Io ho pagato il mio biglietto senza aver la benché minima informazione sul fatto che mi sarebbe toccato vedere l’opera (e questo anche in presenza di posti liberi al mio arrivo) dalle due file estreme, esterne anche alla luce del palcoscenico.

Volete organizzare un concerto in cui autorità, vere o presunte che siano, abbiano il diritto alla visione migliore? In cui i mecenati godano il frutto dei loro sforzi? Liberissimi. Anzi, sarebbe più corretto riservare tutta la platea la prossima volta. Vendere i biglietti di una platea in realtà inesistente è segno di arroganza oltre che di disonestà. L’arroganza di chi ha un pezzettino minuscolo di potere, politico o economico che sia, e si sente la libertà di poter agire sopra le regole, anzi di poterle dettare sentendosi anche l’animo pio di un mecenate del nuovo millennio. La prossima volta invece di platea e scalinate, dividete i posti in “mecenati” e “popolani”.

Umberto Mese

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