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Il regista Pierpaolo Sepe porta in scena 'Guardami' di Linda Dalisi al Nuovo Teatro Nuovo

Napoli - Da venerdì 21 gennaio 2011 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 23 e poi dal 5 al 10 aprile), al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, il regista Pierpaolo Sepe porterà in scena la sua ultima creazione scenica, Guardami di Linda Dalisi...

Da venerdì 21 gennaio 2011 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 23 e poi dal 5 al 10 aprile), al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, il regista Pierpaolo Sepe porterà in scena la sua ultima creazione scenica, Guardami di Linda Dalisi, spettacolo corale che coinvolge i sei attori della compagnia stabile: Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Valentina Vacca.
L'allestimento, prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, si avvale della co-produzione del Napoli Teatro Festival Italia e della Fondazione Campania dei Festival, che sostengono l'attività della compagnia stabile nel biennio 2010-2012.
In Guardami la figura di Salomè è lo spunto per la costruzione di una parabola sullo scenario in cui si trovano a vivere gli uomini di un paese sotto regime; uomini che assistono al soffocamento violento della voce della poesia e dell'arte, ma anche della possibilità stessa dell'individuo di pensare liberamente. La reggia di Erode Antipa è il luogo dello scontro tra due regimi, uno in declino, l'altro in pericolosa ascesa, ma entrambi indifferenti all'individuo e alla "bellezza". Lo spazio che ospita questo passaggio è una sorta di Olimpo, abitato da divinità tutt'altro che rassicuranti e meravigliose. Le divinità sono spietate e sanguinarie, sempre.
Narraboth è l'amore. Erode la sconfitta. Erodiade la guerra. Salomè la purezza. Iokanaan l'ambizione. Vitellio il potere. L'amore infelice. La sconfitta imminente. La guerra definitiva. La purezza infranta. L'ambizione vanificata. Il potere schiacciante.
Tutti, tutte queste divinità, sono attraversate dalla febbre della sopravvivenza. Qualcosa che rende insonni, che rende scattanti, febbrili, attenti, vigili. Al centro di tutto, di ogni movimento, di ogni respiro, c'è il possesso, l'urlo del desiderio che travolge ogni regola."Attraverso la piena condivisione di un pensiero di tutta la compagnia – si legge in una nota - è stato possibile esplorare e raccontare fin dove l'uomo si può spingere; recitare l'empio, incarnare l'assoluta impossibilità di presenza del bene. Partendo da un testo iniziale e lavorando fianco a fianco regia, attori e drammaturgia, quel testo è stato riadattato, trasformato dall'incontro di tutte le personalità".
Le divinità pulsanti coinvolte si muovono continuamente in uno spazio comune, dove tutto si vede e si sente. Quello che non viene corrotto si spegne nell'inseguimento disperato. L'amore in questo gioco viene travolto, il desiderio di possesso vanifica ogni traccia di slancio puro. Intorno a tutto questo domina l'assedio di una potenza superiore, invisibile, inesorabile, che avanza gigantesca. Il simbolo di questo gioco perverso è la luna che, come un presagio, riempie il cielo di questa ultima notte; è lei che ruba la vita dallo sguardo dei suoi contemplatori, corrompendoli senza speranza.

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