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Padre Rungi ha parlato a circa 150 Suore dell'Arcidiocesi di Gaeta

Mondragone - "La vita fraterna in comunità è vita di gioia e di apertura alla vita", è quanto ha detto padre Antonio Rungi, religioso passionista, teologo morale, a circa 150 suore dell'Arcidiocesi di Gaeta, per il ritiro mensile tenuto, domenica...

"La vita fraterna in comunità è vita di gioia e di apertura alla vita", è quanto ha detto padre Antonio Rungi, religioso passionista, teologo morale, a circa 150 suore dell'Arcidiocesi di Gaeta, per il ritiro mensile tenuto, domenica 14 novembre 2010, dalle 9.00 alle 13.00, presso l'Istituto delle Suore Pallottine di Via Lavanga in Formia (Lt). Circa 20 congregazioni femminili presenti in diocesi che operano in vari settori della pastorale, dalla formazione all'assitenza in ospedale e nelle cliniche. Un vasto campo di azione apostolica che vede impegnate circa 200 religiose presenti in vari comuni dell'Arcidiocesi di Gaeta. Il ritiro iniziato alle ore 9,30 con la preghiera delle lodi, guidata dall'assistente spirituale delle Suore, padre Serafino Rossi dei padri Guanelliani della Montagna Spaccata in Gaeta, è proseguita con la meditazione di padre Antonio Rungi sul tema della gioia nella vita consacrata. Poi le confessioni e successivamente, alle ore 12.00 nella cappella delle Suore la solenne celebrazione eucaristica, animata dalle Suore, la maggior parte delle quali provenienti dalle Filippine, Indonesia, India ed altre nazioni extra-comunitarie. Sono queste religiose, oggi, che mantengono vivo il carisma dei loro fondatori e fondatrici con il loro spirito gioviale e gioioso, in sintonia con le religiose italiane che sono sempre più poche ed anziane. La sinergia delle varie età, ma anche provenienza di nazione permette di far camminare gli istituti femminili di vita consacrata nello spirito delle fondatrici. "Uno spirito che -come ha sottolineato padre Rungi- è di gioia e non di noia, tristezza e abbattimento". Padre Rungi si è soffermato su testi biblici e magisteriali per presentare il volto gioioso della vita consacrata nell'attuale contesto sociale, culturale, religioso, spirituale e mondiale. Ha evidenziato la necessità dell'unione fraterna, della partecipazione alla vita di preghiera e alla comunione; la condivisione del cibo quotidiano e delle attività pastorali, la preoccupazione di tutte le religiose di mantenere alto il livello spirituale, culturale ed il buno nome dell'istituto di apartenenza, sviluppando tali argomenti partendo dal testo degli Atti degli Apostolo 2,42-48: "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati".L'approfondimento dottrinale della tematica della gioia nella vita fraterna in comunità è stato effettuato alla luce del n.28 del documento della Sacra Congregazione per gli istituti di vita consacrata e delle società apostoliche, dedicato proprio alla vita fraterna in comunità. Così il teologo morale, ha evidenzato il gusto di stare insieme nella casa religiosa; il rischio di spegnersi di quelle comunità dove manca la gioia del cuore e della vita; il dono meravigloso che costituisce per la chiesa una comunità gioiosa; la testimonianza della gioia come promozione vocazionale, ed altri aspetti importanti del tema della gioia, che vengono menzianati nei documenti del magistero post-conciliare. "Non bisogna dimenticare infine che la pace e il gusto di stare insieme restano uno dei segni del Regno di Dio. La gioia di vivere pur in mezzo alle difficoltà del cammino umano e spirituale e alle noie quotidiane, fa parte già del Regno. Questa gioia è frutto dello Spirito e abbraccia la semplicità dell'esistenza e il tessuto monotono del quotidiano. Una fraternità senza gioia è una fraternità che si spegne. Ben presto i membri saranno tentati di cercare altrove ciò che non possono trovare a casa loro. Una fraternità ricca di gioia è un vero dono dell'Alto ai fratelli che sanno chiederlo e che sanno accettarsi impegnandosi nella vita fraterna con fiducia nell'azione dello Spirito. Si realizzano così le parole del Salmo: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme... Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre" (Sl 133, 1-3), "perché quando vivono insieme fraternamente, si riuniscono nell'assemblea della Chiesa, si sentono concordi nella carità e in un solo volere". Tale testimonianza di gioia costituisce una grandissima attrazione verso la vita religiosa, una fonte di nuove vocazioni e un sostegno alla perseveranza. E' molto importante coltivare questa gioia nella comunità religiosa: il superlavoro la può spegnere, lo zelo eccessivo per alcune cause la può far dimenticare, il continuo interrogarsi sulla propria identità e sul proprio futuro la può annebbiare. Ma il saper fare festa insieme, il concedersi momenti di distensione personali e comunitari, il prendere le distanze di quando in quando dal proprio lavoro, il gioire delle gioie del fratello, l'attenzione premurosa alle necessità dei fratelli e sorelle, l'impegno fiducioso nel lavoro apostolico, l'affrontare con misericordia le situazioni, l'andare incontro al domani con la speranza d'incontrare sempre e comunque il Signore: tutto ciò alimenta la serenità, la pace, la gioia. E diventa forza nell'azione apostolica. La gioia è una splendida testimonianza dell'evangelicità di una comunità religiosa, punto di arrivo di un cammino non privo di tribolazione, ma possibile perchè sorretto dalla preghiera: "Lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera" (Rom 12,12)".Un ritiro, insomma, carico di aspettative e soprattutto un tempo forte di conversione personale e comunitario alla vera gioia che solo Cristo può donare. "Una gioia che trova la sua sorgente nella parola di Dio e nell'eucaristia", come ha detto padre Rungi nel corso dell'omelia nella messa di mezzogiorno, commentando la parola di Dio della XXXIII Domenica del tempo ordinario. Il prossimo ritiro mensile, durante l'Avvento e in preparazione al Natale.

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