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Presentato libro di suor Anna Maria D'Angelo su Giacomo Gaglione

Marcianise - La sofferenza che diventa virtù, che consente di accettare come dono di Dio anche le più dure controversie della vita è la conferma ulteriore che non si può percorrere un cammino di santità per caso. Tale informazione è arrivata ad un...

La sofferenza che diventa virtù, che consente di accettare come dono di Dio anche le più dure controversie della vita è la conferma ulteriore che non si può percorrere un cammino di santità per caso. Tale informazione è arrivata ad un folto gruppo di fedeli, entusiasti sostenitori del Venerabile Servo di Dio, Giacomo Gaglione, sabato sera, nella chiesa dell'Annunziata, in occasione della presentazione del libro di suor Anna Maria D'Angelo: Accogliere il Vangelo nella fragilità - il catechismo di Giacomo Gaglione. Insieme alla scrittrice, sedevano al tavolo dei relatori don Antonio Di Nardo, Postulatore della Causa di Beatificazione di Giacomino fin dal 2000, e don Nicola Lombardi, Direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Pietro" di Caserta. Ai fedeli, quindi, è stato trasmesso il messaggio che non si può prescindere da una vita di sofferenza "impeccabile" che avvia per il sentiero della santità, e che, di conseguenza, la Venerabilità è il risultato di una vita fatta di sacrifici e di sofferenza costante, accettati con amore. Se solo si pensa alla vita quotidiana di un adolescente afflitto da un male progressivo e inesorabile come la poliartrite, allora forse si può penetrare nella smisurata virtù che dimora in chi non solo riesce a sopportare la sofferenza senza lamentarsene, ma che l'accetta come un dono di Dio. Fu questa la condizione di Giacomo Gaglione.Nel corso della serata, i tre relatori hanno delineato la figura del Venerabile mettendone in rilievo la vita fin dall'infanzia, il drastico mutamento della sua esistenza, da speranzoso adolescente a "crocifisso" su una sedia di ferro, e l'incontro con Dio attraverso Padre Pio, che gli diede le strumentalità per mettere la sua vita al servizio degli altri. Soffrire in modo nuovo, dunque, con amore e per amore, fino a sorridere al dolore, è stata la testimonianza del venerabile Giacomo Gaglione, autore del Piccolo Catechismo dell'"Apostolato della Sofferenza", oggetto di studio del lavoro di suor Anna Maria d'Angelo. Nell'ambizioso studio, non perdendo di vista mai lo stato "umano", l'autrice Anna Maria d'Angelo muove la sua ricerca da alcuni interrogativi che, formulati all'inizio dei vari capitoli, costituiscono il filo rosso del suo sviluppo: di fronte a quale tipo di catechismo e catechesi ci troviamo? Quale il suo posto e il suo contributo nel contesto in cui è nato? La risposta è che si può ritenere ancora attuale il Piccolo Catechismo e rispondente al bisogno di evangelizzare la sofferenza. In questo contesto si colloca la consolante testimonianza di fede e di conversione di Giacomo Gaglione, nell'accettare la croce della sofferenza per cinquant'anni, a dimostrazione che l'uomo può anche non soccombere al dolore alla malattia e al patimento. Uno dei motti di Giacomo Gaglione, in particolare, dimostra la fondatezza del suo convincimento: "Siamo al servizio di Dio, anche noi facciamo parte dell'eroico esercito che non conosce sconfitte, chi ci ha chiamato è stato l'amore, chi ci guida è solo l'amore, è l'amore che continuamente pensa a noi". E sentendosi al servizio di Dio egli dedicò la sua vita al sollievo e al conforto degli ammalati, e l'attraversò all'insegna dell'altra massima che fu la sua regola di vita: Io sono un povero infermo che porta tutto l'universo nel cuore perché Gesù ve lo ha messo. Se non amo mi sento morire. Nel corso della sua vita. Giacomo promosse l'opera dell'Apostolato della Sofferenza che fin da allora pubblica il periodico "Ostie sul mondo", prevalentemente destinato agli ammalati. E furono proprio gli ammalati ad avere da lui una predilezione particolare; con loro Giacomo divise tutto ciò che aveva. Si diceva fortunato per la croce ricevuta, dicendo che cosi era più somigliante a Gesù Cristo. Portava conforto a tutti e si donava con preghiere ed offerte. Talvolta andava a visitare coloro che non potevano recarsi da lui, sottoponendosi a sofferenze e sacrifici notevoli. Al centro della sua attenzione, tuttavia, non ci furono solo i malati. Egli infatti si interessò ai bambini, speranzosi del futuro, agli anziani, turbati dall'inevitabile pensiero della fine terrena, ai sacerdoti, anime consacrate, al Papa, "dolce Cristo in terra" per cui dare anche la vita.

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