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'Giochi di Famiglia' di Biljana Srbljanovi e #263; debutta al Teatro Elicantropo

Napoli - "Non un diario di guerra, ma un album di famiglia, tra comicita' e crudeltà, dove le risate e i giochi convivono accanto alla disperazione". Con queste parole la serba Biljana Srbljanovic ha descritto il suo Giochi di famiglia, dramma che...

"Non un diario di guerra, ma un album di famiglia, tra comicita' e crudeltà, dove le risate e i giochi convivono accanto alla disperazione". Con queste parole la serba Biljana Srbljanovic ha descritto il suo Giochi di famiglia, dramma che racconta i bombardamenti Nato su Belgrado.
La trasposizione scenica, presentata da Taratatà produzioni teatrali, debutterà, giovedì 21 gennaio 2010 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 31), al Teatro Elicantropo di Napoli, per la regia di Massimiliano Rossi e interpretato da Chiara Orefice, Ettore Nigro, Sara Missaglia, Pietro Tammaro. L'allestimento si avvale delle scene a cura di Sara Trapani, i costumi di Luca Sallustio, il disegno luci di Ettore Nigro.
Portare in scena questa pièce teatrale è l'indicazione di una scelta particolare e ben indirizzata da parte di una giovane compagnia teatrale. Un testo di un'autrice di Belgrado, capitale della Repubblica Serba, conosciuta al pubblico italiano per la sua collaborazione con il quotidiano La Repubblica e il suo Diario di guerra di Biljana. L'autrice, nata nel 1970, ha saputo leggere il suo tempo e viverlo senza ripudiarlo con aspre critiche, trovando un accordo tra il pensiero libero, la dittatura e, successivamente, la guerra.
In Giochi di Famiglia, opera messa in scena per la prima volta nel 1998, si scoprono quattro personaggi che esprimono il paradosso delle paure e delle smanie umane: quattro bambini che fingono di essere adulti, interpretati da quattro adulti che fingono di essere bambini. La partitura drammaturgica affronta lo spaesamento e la perdita d'identità di un popolo alla ricerca di una nuova sistemazione. La vicenda di un popolo stremato da una dittatura, una nazione allo sbando, un momento tragico, colto dal teatro nella sua verità non realistica, ma nella sua ricchezza di registri".
Le maschere dei quattro personaggi in scena rappresentano i visi umani nel loro parossismo: violenza e incomprensione non sono canonizzazioni teatrali, ma la lettura che alcuni bambini fanno del mondo adulto. Le situazioni si ripresentano e i quattro personaggi conservano il loro ruolo e cambiano i fattori della loro presenza, se prima il loro estremo era l'aggressività e la violenza, diventano poi vittime con la medesima facilità. Quasi a voler dimostrare come un unico individuo possa esprimere più realtà e sia incapace di mantenere un atteggiamento univoco.
I protagonisti hanno imparato a muoversi in contesti di violenza che non sono altro che giochi. Questi giochi sono il modo che i bambini hanno di leggere la realtà che si presenta ai loro occhi e che li forma.

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