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Raffaele Abete, giovane tenore, vince al programma di Fabrizio Frizzi

Sant'Anastasia - Giovanissimo, con una voce splendida e pulita che dal "do" di petto arriva naturalmente fino al "fa sovracuto", il venticinquenne tenore anastasiano, Raffaele Abete, ha vinto meritatamente la gara nella trasmissione di ieri sera...

Giovanissimo, con una voce splendida e pulita che dal "do" di petto arriva naturalmente fino al "fa sovracuto", il venticinquenne tenore anastasiano, Raffaele Abete, ha vinto meritatamente la gara nella trasmissione di ieri sera su Rai1 "Mettiamoci all'Opera", terza serata, condotta da Fabrizio Frizzi, che ha visto in giuria esperti del calibro di Armiliato, Stinchelli, Berti e Ricciarelli. La sfida tra giovani talenti per portare il teatro in televisione ha visto soprani e tenori cimentarsi e confrontarsi su brani pop, napoletani e musical per concludere con le arie liriche della finale.
Abete, tenore lirico leggero, ha strappato applausi a scena aperta del pubblico e della giuria nella sua interpretazione di "E lucean le stelle" – dalla Tosca di Puccini, ricevendo la preferenza di tutti i giurati e del pubblico, che hanno portato l'anastasiano ad aggiudicarsi la coppa del vincitore. La giuria ha sempre lodato l'estensione vocale di Abete e la sua padronanza, giudizio confermato all'unanimità nel canto lirico finale, ma precedentemente egli aveva già sorpreso tutti con un'interpretazione di "malafemmena" da napoletano doc ed artista navigato, scendendo in platea, rivolgendo il canto e lo sguardo a Katia Ricciarelli (Presidente di giuria), creando un vero momento televisivo e meritando una standing ovation.
Lo incontriamo subito dopo la vittoria per ripercorrere le tappe che lo hanno portato sullo schermo di Rai1.
Diplomatosi all'Itis, dopo otto esami di informatica Abete lascia l'università per dedicarsi completamente a coltivare il suo talento e gli studi di canto al conservatorio di Avellino lo portano nel 2008 al diploma con il massimo dei voti e la lode. Conosce lì la fidanzata, Raffaella, cantante lirica con la quale divide da sei mesi sogni e aspirazioni. Vive a Milano per poter continuare gli studi e, per ora, la sua fonte di guadagno sono i matrimoni, ma, come afferma sorridendo, ha un occhio di riguardo per la sua Parrocchia, Santa Maria La Nova, che lo ha visto crescere.
Ti conoscevamo interprete di arie liriche, ti ricordiamo nel duetto con Francesca Di Giacomo durante il concerto di natale di tre anni fa, diretto dal M° Franco Visone, ora è arrivata la TV.
"Non riesco ancora a cogliere pienamente la portata di quanto è successo. E' avvenuto tutto in fretta. Sono stato chiamato dalla direttrice d'orchestra, Stefania Rinaldi, per un simil-provino, poi dopo mezz'ora sono stato contattato per partecipare alla trasmissione, nella quale abbiamo cantato musica pop ed altro con voce lirica. Forse la Rai voleva sperimentare se era possibile portare il teatro in televisione. Certo ho dovuto adattarmi al microfono e modulare la voce che in teatro, senza microfono, può e deve estendersi completamente per arrivare a tutto il pubblico. Nella gara ho usato molto espressioni vocali che non uso in teatro, come il falsetto; diciamo che ho cantato per la televisione, un modo di cantare diverso o, forse, un timore psicologico perché sono fondamentalmente timido. Timidezza che vinco calandomi nel personaggio. Infatti, quando ho cantato "malafemmena" pensavo a Pippo Baudo e ho puntato sulla giuria ed in particolare sulla Ricciarelli per dare maggiore spessore all'interpretazione e il pubblico mi ha premiato con una standing ovation".

La giuria non ha risparmiato complimenti…
"La vita facile è la TV, il teatro è diverso, esige altro. E per il teatro la voce deve maturare. Fin da bambino ho cantato, poi sono entrato per divertimento nel coro della Parrocchia. Venne un maestro e mi disse: perché non studi? Nella mia famiglia nessuno mai ha fatto questa esperienza. Mi sono attivato a cercare un maestro di conservatorio. Ho preparato l'esame con il cattedratico Pasquale Tizzani, studiando con lui per sei anni al conservatorio di Avellino, poi ho scelto di cambiare. Sentivo di dover fare qualcosa per migliorare, perché prima ai concorsi tremavo. In un concorso a Contursi penso di essere stato notato dalla presidente di giuria, Lella Kuberli (texana), mentre io notavo le differenze tra me e i suoi allievi. E quando le ho chiesto di studiare con lei mi ha solo detto: "mi fa molto piacere, non dico altro". Ora sto facendo il secondo livello del conservatorio e studio a Milano con Kuberli, che, praticamente mi ha fatto ricominciare da capo, a partire dall'impostazione della voce con una tecnica completamente diversa da quella già imparata".

E le tue esperienze precedenti in teatro?
"Stando al San Carlo ho fatto qualcosa all'Auditorium della Rai e ho partecipato ad Ercolano Stagione Lirica. Sento che devo studiare ancora e ho i piedi puntati a terra anche se mi dicono in tanti che sono una macchina per cantare. Ora ho vinto una coppa, aspiro invece al Metropolitan di New York. E il ruolo che vorrei interpretare, quello che mi piace di più, è il duca di Mantova del "Rigoletto", ma non lo posso ancora fare perché devo studiare e la voce deve maturare. Per me occorre testa, caparbietà, cuore e tecnica, poi ovviamente la voce naturale".

Dedichi a qualcuno questa vittoria?
"La mia famiglia, che mi appoggia in tutto. Se dovessi ringraziare qualcuno dovrei farlo per troppe persone, tra cui Suor Anna, che mi ha fatto cantare fin da bambino. E Raffaella, che vorrei venisse a studiare a Milano".

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