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Concerto Live gruppo ''O Rom' al Volver Cafe'

Napoli - Continuano gli appuntamenti settimanali per il Volver Cafè di via Bellini, 56.Giovedì 15 ottobre alle ore 22.30 salirà sul palco il gruppo 'O Rom". 'O Rom è una formazione italo-rumena che propone un viaggio attraverso le suggestioni...

Continuano gli appuntamenti settimanali per il Volver Cafè di via Bellini, 56.Giovedì 15 ottobre alle ore 22.30 salirà sul palco il gruppo 'O Rom".
'O Rom è una formazione italo-rumena che propone un viaggio attraverso le suggestioni della musica popolare del bacino del Mediterraneo, partendo dal sud Italia, con le tammurriate e le tarantelle, fino ai Balcani con brani di tradizione rumena, macedone, bosniaca e turca.Uno Spettacolo che, contaminato da suoni e melodie di matrice Greca e Spagnola, mira a valorizzare gli elementi comuni tra la musica Balcanica e quella della tradizione Campana.
Virtuosismi e tempi dispari Balcanici, rievocati da brani di tradizione ungherese, rumena, macedone, turca e greca e di propria composizione, sia cantati che strumentali.

'O Rom è formato da:
Carmine D'Aniello - voce, chitarra battente e tamburi a cornice
Ion Tita – fisarmonica
Carmine Guarracino – chitarre
Ilie Zbanghiu – contrabbasso
Amedeo Della Rocca - percussioni
Venerdì 16 ottobre alle ore 23.00 Francesco Bove in "La mia coscienza è un flusso", primo appuntamento della rassegna "Fuori luogo".
"La mia coscienza è un flusso" è un work-in-regress, un delirio per attore solo che, sulla scena, rappresenta sia se stesso che la sua coscienza.
"La mia coscienza è un flusso" è la storia di F. che si trova ad un bivio e vorrebbe scappare. È disgustato dal mondo che lo circonda, dai politici, dai mass-media, dalla famiglia, dagli uomini "insensibili e statici" e le uniche soluzioni sensate sembrano arrivargli solo dalla voce della sua coscienza. Si è costruito un mondo immaginario che, però, inevitabilmente l'ha portato ad isolarsi dal mondo circostante. Un isolamento che lo condurrà dritto alla pazzia, ultimo baluardo di libertà che la nostra società capitalista ancora ci concede.
La coscienza diviene coprotagonista e viene vista come un qualcosa di liquido (ma non dal punto di vista materiale), che fuoriesce, che scorre via, raggiungendo anche luoghi impensabili.
Leggendo, l'attore sulla scena dà voce alla coscienza ma, allo stesso tempo, si abbandona, non è più se stesso, è un altro da sé, una "macchina attoriale", se si vuole riprendere la bellissima e suggestiva teoria di Carmelo Bene.

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