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Martedì, 16 Aprile 2024
Cultura Capua

Museo Campano: dallarcheologia al moderno

Capua - “Tutto è bello” . Così si entusiasmava Andy Wharhol per la vita moderna del consumismo, dei mass media e delle star. Il banale o il polare sono termini non offensivi che l’arte e in modo particolare la pop art ha oltrepassato, eliminando...

“Tutto è bello” . Così si entusiasmava Andy Wharhol per la vita moderna del consumismo, dei mass media e delle star. Il banale o il polare sono termini non offensivi che l’arte e in modo particolare la pop art ha oltrepassato, eliminando fratture tra arte e vita.
La mostra di Bertina Lopes al Museo Campano ha creato una vera frattura tra i luoghi, le opere e i visitatori. Ciò che si ammira nella stanza delle Matres Matutae' è una grande confusione di olii su tela, di cavalletti e ombre, che coprono opere vecchie di millenni, che trasmettono il messaggio di una popolazione miserabile, e le avevano scolpite “operai” il cui unico talento era nel cuore. Vorrei entrare non nel merito e nella tecnica delle opere di Bertina, ma nel modo con cui si svolge una rappresentazione artistica, una cosiddetta mostra d’arte, in un museo non solo importante a livello nazionale ma caro soprattutto ai capuani. Rappresentare l’arte moderna in un luogo particolare quale il Museo Campano è una bella sfida; l’affermazione del presidente della provincia Sandro De Franciscis quando scrive: “rilanciare e riorganizzare un grande contenitore quale quello del Museo Campano”, ci riempie di gioia: finalmente un altro sito da promuovere non solo per le bellezze acquisite nel tempo, ma per la trasversalità della cultura, un luogo dove è possibile coniugare arte antica e moderna. Ma ci fa anche paura, perché non tutti potranno parteciparvi se questi sono i risultati. Coniugare l’antico con il moderno non è per tutti, le sale devono essere adibite non a mo’ di fiere, ma in modo da non disturbare ciò che è presente e che è stato fatto tanti secoli fa. Non ci si può improvvisare con esposizioni che danno al visitatore una immagine confusionaria e l’impressione di aver voluto riempire le sale senza trovare il connubio tra il “contenuto” già presente e quello che si vuole rappresentare. Sarebbe stato tutto più facile presentare su “ cavalletti” capolavori di Boccioni dedicati alla madre o di Leonardo con le diverse rappresentazioni di madre e figlio, ma sappiamo benissimo che, per organizzare eventi importati culturali, si passa attraverso una parola magica per gli amministratori: “budget”, e molte volte non ci sono coperture finanziare per promuovere siti e capolavori artistici. Però una cosa si può fare: creare un comitato che può attivarsi mediante una commissione che lavori e si faccia promotrice di eventi che possano coniugare arte antica e moderna, musei chiusi e aperti, senza dimenticare i tanti artisti, gli operatori culturali che lavorano in silenzio, le gallerie d’arte e le associazioni culturali presenti sul territorio.Capua e altri comuni in provincia, in questi ultimi anni hanno dato una grande prova di promozione culturale creata e organizzata dagli operatori sul territorio: basti pensare al premio Follaro d’oro e alle tantissime iniziative di presentazione di libri, al teatro e quanto si potrebbe fare solo se si creasse un connubio collaborativo sul territorio. Non lasciamo che la proposta letta in questi giorni sui quotidiani di “Caserta distretto culturale per tutta la provincia” resti lettera morta. Che si inizi a scrivere il libro bianco culturale della provincia di Caserta!

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