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Premio del Pubblico 'La-Bas' alla Biennale di Venezia [trailer]

Castel Volturno - Il Premio del Pubblico "Kino" al miglior film della 26ma Settimana Internazionale della Critica, svoltasi nell'ambito della 68ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, è stato assegnato al film...

Il Premio del Pubblico "Kino" al miglior film della 26ma Settimana Internazionale della Critica, svoltasi nell'ambito della 68ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, è stato assegnato al film "La-Bas" di Guido Lombardi.
"Sono particolarmente felice per un premio che proviene direttamente dal pubblico. E mi auguro che domani, confuso nel pubblico delle sale, possa esserci qualche immigrato in più. Che il cinema continui a essere, per loro come per noi che abbiamo realizzato il film, uno straordinario luogo di incontro". I produttori (Dario Formisano per Eskimo, Gaetano Di Vaio per Figli del Bronx e Gianluca Curti per Minerva Pictures Group) hanno rilasciato la seguente dichiarazione: "Orgogliosi di essere stati selezionati dalla Settimana della Critica, ancor più felici per un giudizio positivo che proviene invece da chi i film li vede in sala. L'auspicio è che il rapporto con il pubblico possa continuare nei mesi a venire, che il nostro film possa essere distribuito e reso disponibile al maggior numero di persone possibile, in Italia come nel resto del mondo".
Ambientata nella più africana tra le città europee, come dice Roberto Saviano di Castel Volturno, Là-bas è la storia di Yssouf, un ragazzo che sogna di fare lo scultore e vorrebbe guadagnare abbastanza da avviare la sua attività di artigiano-artista, ma quasi subito si rende conto che il malaffare paga più dell'onesto lavoro e viene coinvolto nel traffico di droga di suo zio Moses.
Lombardi si ispira a un tragico fatto di cronaca accaduto nel 2008, il massacro di sei ragazzi africani, tutti incensurati e mai coinvolti in episodi di criminalità, all'interno di una sartoria. Una ritorsione della camorra contro i clan africani che disturbavano i suoi affari, rivolta però contro degli innocenti; un segnale lanciato all'intera comunità africana, senza curarsi delle distinzioni.
Non proprio un film sull'immigrazione, quindi, e nemmeno un'inchiesta sulla camorra, quanto il più classico dei racconti di educazione criminale in cui la realtà della camorra e delle comunità africane di Castelvolturno spinge dall'esterno su una solida drammaturgia. Come negli episodi di Gomorra di Roberto Saviano, la sostanza dell'inchiesta e la prova del documento incontrano la forma della narrazione classica e la creazione di personaggi avvincenti e complessi, con cui condividere i dissidi interiori e i dubbi morali, il respiro tragico e la redenzione finale.

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