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A Carlo Mazzacurati il Gran Premio Torino del 31 Film Festival

(Torino) È Carlo Mazzacurati l'autore a cui sarà assegnato il Gran Premio Torino del 31° Tff. Il regista di film come Il toro, La lingua del santo e La Passione sarà a Torino per ricevere il premio domenica 24 novembre, durante la presentazione...

(Torino) È Carlo Mazzacurati l'autore a cui sarà assegnato il Gran Premio Torino del 31° Tff. Il regista di film come Il toro, La lingua del santo e La Passione sarà a Torino per ricevere il premio domenica 24 novembre, durante la presentazione della sua ultima pellicola, La sedia della felicità, presentato nella sezione Festa mobile.
Nato a Padova nel 1956, Mazzacurati studia al Dams di Bologna e nel 1979 realizza il suo primo film, Vagabondi (in 16mm), che nel 1983 viene premiato al festival milanese Filmmaker Doc. Dirige quindi film come Notte italiana (1988), Il prete bello (1989), da Goffredo Parise, e Un'altra vita (1992), vincendo il Leone d'argento nel 1994 alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia con Il toro. Tra le sue regie successive, ricordiamo Vesna va veloce (1996), L'estate di Davide (1998), i ritratti dedicati ad autori come Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello, La lingua del santo (2000), con cui torna in concorso a Venezia, La giusta distanza (2007) e La Passione (2010).
La sedia della felicità, il suo nuovo film, è una caccia al tesoro stralunata che attraversa un Nordest abitato da una bizzarra umanità, è un impasto tra commedia pazzesca e film sentimentale.
Nel suo cinema si snodano le caratteristiche, i vizi, le intuizioni, la generosità e la meschinità di un popolo che forse non è poi così cambiato tanto dagli anni Cinquanta (quando, più o meno, ha cominciato a riconoscersi come nazione), e se mai è cambiato in peggio, diventando, dagli anni Ottanta a oggi, ancora più confuso e disperato. Gli arroganti, i potenti, non fanno per Carlo Mazzacurati. I suoi «cattivi» sono immersi nell'anonimato banale e spesso, all'origine, sono dei poveracci tali e quali agli altri.
Le sue «vittime» sono un rimprovero doloroso alla nostra intolleranza e alla nostra cecità. I suoi «eroi» sono persone comuni, magari un po' stanche, che incappano per caso in qualcosa che li costringe ad andare alla ricerca di un senso. L'unico vero atto di eroismo che compiono è non tirarsi indietro davanti a questa ricerca. Possiamo farlo tutti: è sufficiente che, complice la provincia con la sua lentezza, ci fermiamo per pensare e, magari, per opporre dei rifiuti o accettare delle scommesse. Carlo Mazzacurati lo fa da sempre nei suoi film: scommette sulle nostre possibilità di sopravvivenza e di onestà, scommette che, sotto sotto, siamo ancora «buoni».

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