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Cultura

Dischi Jazz 2013: le New Releases campane

Napoli - Quello delle nuove uscite discografiche è un evento da sempre atteso con particolare gradimento dagli amanti di qualsiasi genere musicale, dal pop al rock, dalla classica al jazz, dall' etnica alla folklorica, alla musica elettronica...

Quello delle nuove uscite discografiche è un evento da sempre atteso con particolare gradimento dagli amanti di qualsiasi genere musicale, dal pop al rock, dalla classica al jazz, dall' etnica alla folklorica, alla musica elettronica, perché portano con sé una scia carica d'emozioni, per la novità, l'entusiasmo, la curiosità, la passione e tante altre cose. Figurarsi per un musicista! Che vede nella registrazione del disco una tappa importante per la sua crescita musicale, la realizzazione di un'idea personale che andrà a testimoniare una fase della sua produzione discografica e della sua carriera artistica. A tal proposito, la Top Player della vocalità jazz italiana ed internazionale, la cantante napoletana Maria Pia De Vito, nel 2013, ha coronato la sua carriera con altri due gioiellini musicali che vanno ad aggiungersi al suo invidiabile "Work and Progress" artistico: "Suoni dal carcere" (Rudi Records, 2013), è il titolo di un dvd che documenta un concerto del settembre 2012 realizzato in duo insieme alla contrabbassista Silvia Bolognesi all'interno del Carcere Borbonico dell'isola di Santo Stefano, la più piccola dell'arcipelago Pontino, dove fu rinchiuso dal regime fascista anche l'ex Presidente Sandro Pertini. L' interplay tra le due musiciste è tanto intimo quanto poetico sulle armonie di canzoni originali e citazioni varie di Totò, Lucio Dalla, Ornette Coleman, Rufus Weinwright; tant'è che la musica sembra volare dal cortile del carcere, dove si è tenuto il concerto, lungo le mura del castello per tuffarsi poi nel mare azzurro, lì a due passi. L'altro disco di Maria Pia De Vito, uscito lo scorso 8 novembre, è "Il Pergolese" (Ecm, 2013), una personale reinterpretazione di brani del compositore, violinista, organista, Giovanbattista Pergolesi (Jesi, 1710 – Napoli, 1736) coadiuvata da tre brillanti partners, quali Francois Couturier (p.), Anja Lechner (v.cello) Michele Rabbia (perc.elettronica). L'intreccio dei suoni e degli strumenti porta ad una magica atmosfera, tra vocalità barocca e improvvisazione, tra il violoncello della Lechner e l'elettronica di Rabbia, la lirica armonia del pianoforte di Couturier, fino alla originale elaborazione della De Vito dei testi del Pergolesi, traducendoli in napoletano, come ad esempio "Fac, ut portem Christi mortem" e "Quis est homo, qui no fleret", dallo Stabat Mater, selezionando inoltre nella versione originale napoletana "Ogni pena più spietata" e, da "Lo Frate nnamorato", Chi disse ca la femmena" e "Nun si chella ca io lassaje". Altra creatura musicale d'instancabile verve artistica, è il trombettista beneventano Luca Aquino, che nel 2013 ha collezionato diverse collaborazioni discografiche in progetti altrui, ma incidendo anche in veste di leader con "aQustico" (Tuk Music, 2013), uscito a fine estate e così battezzato sulla sua pagina di Facebook da Roberto Saviano: ''Ascoltare la tromba di Luca Aquino è come avere delle dita sempre intrecciate alle tue. Sta per uscire aQustico, il suo nuovo album. Mi aspetto un grande album''. E' il quinto album a proprio nome di Luca Aquino, il secondo con l'etichetta Tuk Music, gestita da un altro illustre trombettista italiano, Paolo Fresu; ciò che lo distingue dai precedenti è la novità, sia come formazione in sala d'incisione, composta dal fisarmonicista irpino Carmine Ioanna, dalla pianista siciliana Sade Mangiaracina, dal contrabbassista piemontese Giorgio Vendola e dal batterista romano Alessandro Marzi, sia come composizioni, tutte di Aquino tranne "Incerto" e "Mastroianni", firmate rispettivamente da Vendola e Mangiaracina. La freschezza anagrafica e musicale del gruppo si percepisce tutta ascoltando il repertorio dei brani, che mescola melodia e ritmo, jazz e folk, tradizione, forma-canzone, senza mai rinunciare anche alla sua tanto cara sperimentazione. Si accennava prima alle diverse collaborazioni di Luca Aquino a dischi altrui, e quello con il gruppo napoletano dei "Tricatiempo", dal titolo omonimo (Auand, 2013), è una di esse; il termine deriva dalla lingua napoletana antica ( tricare: avere la calma per saper aspettare che le cose prendano la forma esatta, saper attendere il momento giusto); leader del gruppo è il batterista e compositore casertano Stefano Costanzo, autore anche di sette degli otto brani del disco, Marcello Giannini alla chitarra, Marco Pezzenati al vibrafono, Daniele Sorrentino al basso elettrico e l'ospite speciale, appunto, Luca Aquino. Il verbo musicale del gruppo è di stampo jazz-rock, con un intelligente apporto dell'elettronica, anche qui non mancano idee di freschezza e gioventù musicale. Altra occasione discografica in qualità di "guest" da parte di Luca Aquino è "Chet Lives!" (Microcosmo dischi, 2013), l'omaggio discografico del cantautore napoletano Joe Barbieri al genio vocale del mitico trombettista jazz americano Chet Baker, in occasione del venticinquennale della sua tragica morte ad Amsterdam; oltre ad Aquino, nell'album figura il pianista Antonio Fresa e c'è il prezioso contributo della cantante americana Stacey Kent, del cantautore brasiliano Marcio Faraco, oltre ai jazzisti Furio Di Castri e Nicola Stilo. "Il progetto – ha raccontato Barbieri – prende senza dubbio il largo a partire dagli straordinari brani cantati di Chet, che hanno certificato il suo linguaggio rivoluzionario ed inimitabile… il tutto è stato poi ulteriormente filtrato attraverso la musica che amiamo: la bossa, certi inserti di musica classica direi, ed un minimalismo che è tutto europeo". Un altro musicista beneventano che ha catturato, come Aquino, apprezzamento e stima da parte del "talent scout" Paolo Fresu, è il trombonista Alessandro Tedesco, che ha visto pubblicare nel 2013 l'ultimo suo lavoro discografico dal titolo "Harmozein" (Blue Serge). "…è un lavoro originale carico di energia, di humor, di suoni nuovi e di creatività. Non fosse per un'Italia disattenta Alessandro sarebbe non solo una bella promessa ma una splendida realtà del nostro jazz" (Paolo Fresu). La formazione del disco è la seguente: Alessandro Tedesco: trombone, live electronics, sequencer, clavinet, Fender Rhodes, tastiere, Giovanni Francesca: chitarra eletrica, live electronics, Davide Costagliola: basso elettrico, live electronics, Stefano Costanzo: batteria. Nel novero dei chitarristi jazz italiani in circolazione, musicalmente interessanti, c'è anche quello del napoletano Antonio Jasevoli, anche se la sua bravura non ha ancora catturato appieno i giusti riconoscimenti che meriterebbe. L'occasione per colmare tale gap è arrrivata con il disco "Tetris" (Parco della Musica Records, 2013), dove figurano quattro stelle del jazz contemporaneo, quali Fabrizio Bosso (tr.), Andy Sheppard (sax ten. e sop.) il talentuoso Enrico Zanisi (p.) ed Emanuele Smimmo (batt.). Le nove composizioni dell'album, in cui il chitarrista sperimenta anche l'arrangiamento, sono tutte originali (quasi tutte di Jasevoli), come originale è lo stesso organico "bassless" che a tratti (specie nella title track "Tetris") connota la musica di un' impronta vagamente etno-jazz; se aggiungiamo al tutto la poesia del sassofonista Sheppard e la forza del trombettista Bosso, il risultato è davvero interessante. Al pari di Jasevoli, in termini di bravura tecnico-musicale, è un altro chitarrista napoletano, sulla scena jazzistica italiana ed europea da diversi anni, tant'è che il suo ultimo disco "Different ways" (Wide Sound, 2013), coglie appieno la sua proposta di una sintesi di ricerca/relazione tra il jazz e musica europea, tra le tradizioni e le melodie del Mediterraneo, comprese quelle afroamericane, con la tradizione musicale del Vecchio Continente. Compagni di questo viaggio sono Jerry Popolo (sax) Pasquale Bardaro (vibrafono) Franco De Crescenzo (piano) Angelo Farias (basso) Giuseppe La Pusata (batt.). Atmosfere mediterranee (soprattutto per la presenza dell'Oud, strumento a corde dalle origini antichissime e cardine del mondo musicale arabo-islamico, suonato da Petringa), si respirano anche nel primo disco di una recente formazione beneventana, quella del Mev Trio, dal titolo "Contromano" (Blu&Blumusic, 2013), formata dal chitarrista Michele Zannini, dal batterista Emidio Petringa e da Valerio Mola al contrabbasso. A delineare e disegnare il tappeto musicale del disco del Mev Trio, è certamente la vena lirica e rockeggiante delle sue composizioni, tutte di Zannini, vigorose e comunicative, a favore di un sound originalissimo. E' ancora un chitarrista, stavolta napoletano, Lello Panico, anche se da anni romano d'adozione, a catturare la nostra attenzione con il disco "Fifty Years Ago" (Camilla Records, 2013), particolarmente interessante per la sua carriera artistica perché dopo vent'anni segna il suo ritorno ad un album interamente strumentale che lo riporta "en plein" ai suoi trascorsi jazzistici. La formazione del disco comprende Alessandro Gwis (p.), Franceswco Luzzio (b.el.) Luca Trolli (batt.) e il repertorio dei brani spazia tra omaggi al soul jazz anni '60 in chiave funk (You like my jacket), al blues (The Night Before the Battle), al rock blues/fusion anni '90 (Sharboh), allo swing per big band anni '60 (Fifty Years Ago), e altri ancora. L'unica cover è "Splatch", un brano di quel genio musicale qual'è stato Miles Davis. In Danimarca invece, esattamente da Copenhagen, dove da anni risiede, il sassofonista napoletano Gianni Bardaro ha inciso con il batterista Pierluigi Villani (pure lui napoletano), con il contrabbasssta danese Andreas Hatholt e con il percussionista Yohan Ramon, l'album "Unfolding Routes" (Emarcy), pubblicato nel maggio 2013. L'aria che si respira è quella della miglior "New Thing" targata anni '70, modellata in un paio di episodi dal latin touch conferito da Yohan Ramon. Con il disco "Banda Larga" (Blue Note, 2013), pubblicato il 29 gennaio 2013, il duo Musica Nuda, formato dal contrabbassista casertano Ferruccio Spinetti e la cantante Petra Magoni, ha confermato di viaggiare su binari perfettamente collaudati, sia musicalmente che sentimentalmente, vista la più che decennale unione che i due musicisti hanno felicemente realizzato. Questa di Banda Larga è una prova discografica del tutto particolare, in quanto è la prima nella carriera del duo suonata con un'orchestra, l'Orchestra da Camera delle Marche, con arrangiamenti di Daniele Di Gregorio, polistrumentista e arrangiatore, noto per le sue collaborazioni con Paolo Conte. L'album contiene venti brani, di cui cinque preludi, oltre a composizioni originali di Di Gregorio e 2 cover (una di Francoise Hardy e l'altra di Paolo Conte) e conta sulla collaborazione del cantante Joe Barbieri e Francesco Bianconi dei Baustelle (autore del testo "Le cose"). L'originale copertina del disco è stata disegnata dal fumettista Sergio Algozzino. A completare questa carrellata di New Releases campane 2013, dulcis in fundo, è un protagonista della scena attuale jazz napoletana, il pianista Mario Nappi, che con "Thank You" (Dodicilune, 2013), ha pubblicato il primo disco da leader, dopo aver raccolto quest'anno diversi premi musicali in Italia e conquistato pubblico e critica. Ecco cosa ha dichiarato con grande entusiasmo in proposito: "Primo lavoro discografico da solista, Thank You è una raccolta di istantanee che rappresenta tutto il mio cammino da studente, pianista, sideman, compositore e uomo, un atto di gratitudine e ringraziamento verso le persone che hanno contribuito alla mia formazione musicale e umana" - e continua - "Il disco nasce un po' di getto, inaspettatamente, dopo un bellissimo concerto con Javier Girotto". Quest'ultimo, con il suo delizioso sound che riesce a regalare con il suo sax, è la ciliegina sulla torta di un disco che si avvale dell'apporto dei suoi due abituali partners, Alessandro Stellato (cb.) e Luca Mignano (batt.). In qualche brano figurano anche Martina Nappi (v. e fl.) Federico Luongo (chit.), Davide Costagliola (cb.) e Sergio Di Natale (batt.). "Aver fatto questo lavoro con Mario per me è stato come prendere una boccata di energia ed entusiasmo che poche volte ho incontrato", sottolinea Javier Girotto. "Ammiro in questi giovani non solo la bravura ma anche la passione e curiosità che hanno per la musica con umiltà e perseveranza oggi qualità molto rare; in oltre ho sentito un grande rispetto per la tradizione e questo è il miglior presupposto per crescere".

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