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Alla Galleria Borghese la mostra Giacometti. La scultura

(Roma) Alla Galleria Borghese arrivano le creazioni di Alberto Giacometti. Fino al 15 giugno per "Giacometti. La scultura", quaranta opere disegnano un viaggio nell'arte del maestro svizzero, attraverso tappe fondamentali come "Femme qui marche...

(Roma) Alla Galleria Borghese arrivano le creazioni di Alberto Giacometti. Fino al 15 giugno per "Giacometti. La scultura", quaranta opere disegnano un viaggio nell'arte del maestro svizzero, attraverso tappe fondamentali come "Femme qui marche II", "Buste de Diego", "Femme de Venise V" o il "Buste d'Homme (Lotar III)".
Giacometti nasce il 10 ottobre del 1901 a Borgonovo in Val Bregaglia da Giovanni, pittore neoimpressionista, e Annetta Stampa. La sua infanzia trascorre felice: il padre gli facilita le prime esperienze di atelier, il padrino (il pittore Cuno Amiet) lo aggiorna su stili e tecniche, gli altri familiari collaborano al suo sviluppo artistico posando per lui come modelli. Nel 1916, durante il liceo, dimostra una totale padronanza del linguaggio impressionista in un ritratto della madre modellato con la plastilina. Abbandona il liceo e si trasferisce a Ginevra per frequentare la Scuola di Belle Arti. Al seguito di un viaggio a Venezia e a Roma nel 1920, durante il quale si appassiona all'opera del Tintoretto e di Giotto, decide di recuperare lo sguardo ingenuo delle origini delle cose attraverso l'arte primitiva e l'antropologia. Nel 1922 si stabilisce a Parigi per seguire i corsi dello scultore Antoine Bourdelle, sperimentando in parte il metodo cubista. Nel 1925 il fratello Diego lo raggiunge a Parigi per divenire per sempre il suo assistente. Alberto condivide con gli artisti svizzeri che incontra a Parigi le simpatie per il movimento surrealista e dal 1927 comincia a d esporre al Salon des Tuileries le sue prime sculture surrealiste. Il successo non tarda ad arrivare e Alberto comincia a frequentare artisti come Arp, Mirò, Ernst e Picasso e scrittori come Prévert, Aragon, Eluard, Bataille e Queneau. Nasce un forte soldalizio con Breton, per il quale scrive e disegna sulla rivista "Le surréalisme au Service de la Révolution". Ma Giacometti avverte l'esigenza di tornare sul tema della "rassomiglianza assoluta" e, dopo la morte del padre nel '33, si chiude in periodo di nuovo apprendistato. Dal 1935 al '40 si concentra nello studio sulla testa, partendo dallo sguardo, sede del pensiero. Cerca anche di disegnare figure intere, nel tentativo di cogliere l'identità dei singoli esseri umani con un solo colpo d'occhio. In questo periodo si avvicina a Picasso e Beckett, e instaura con Sartre un dialogo che influenzerà spesso i lavori di entrambi. Passa gli anni della seconda guerra mondiale a Ginevra. Nel 1946 ritorna a Parigi e ritrova suo fratello Diego, intraprendendo una nuova fase artistica durante la quale le statue si allungano e le loro membra si stendono in uno spazio che le contiene e le completa. Nel 1962 riceve il Gran Premio della scultura alla Biennale di Venezia. Gli ultimi anni sono all'insegna di un'attività frenetica e di un susseguirsi di grandi mostre in tutta Europa. Pur gravemente malato si reca a New York nel '65 per la sua mostra al Museum of Modern Art. Come ultimo lavoro prepara il testo per il libro "Paris sans fin", una sequenza di 150 litografie in cui scorrono le memorie di tutti i luoghi vissuti. Muore l'11 gennaio 1966 ed è sepolto a Borgonovo, vicino ai genitori.

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