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Rosetta, pubblicati i primi risultati degli esperimenti

(Roma) Sono passati poco più di due mesi da quel 12 novembre, il giorno in cui la missione Rosetta ha messo a segno uno degli obiettivi più ambiziosi dell'esplorazione spaziale: l'atterraggio del lander Philae sulla superficie della cometa 67P...

(Roma) Sono passati poco più di due mesi da quel 12 novembre, il giorno in cui la missione Rosetta ha messo a segno uno degli obiettivi più ambiziosi dell'esplorazione spaziale: l'atterraggio del lander Philae sulla superficie della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko.
Già dal primo rendez-vous con 67P lo scorso 6 agosto, l'attenzione della comunità scientifica era tutta rivolta alla pubblicazione dei primi risultati scientifici degli strumenti a bordo della sonda. Ieri, la prestigiosa rivista Science, ha reso note le prime osservazioni di sette degli undici strumenti di Rosetta, tra i quali ve sono sono tre italiani.
Ad oggi è stato mappato circa il 70% della superficie della cometa (il rimanente 30% è in ombra), grazie ad OSIRIS, il sistema per la realizzazione delle immagini sotto la guida del CISAS dell'Università di Padova. Lo strumento è autore del primo scatto nitido della cometa, risalente allo scorso luglio, che ha permesso di individuare la forma doppia di 67P e di misurarne le dimensioni con grande precisione, il lobo più piccolo misura 2,6 × 2,3 × 1,8 chilometri mentre il grande misura 4.1 × 3.3 × 1.8 chilometri.
"Oggi il team di OSIRIS è comunque impegnato nella stesura di una seconda ondata di lavori, quelli collegati ai risultati ottenuti durante il rilascio del modulo Philae il 12 novembre scorso - ha detto Cesare Barbieri, chief scientist della parte italiana di OSIRIS - nonostante l'atterraggio non nominale OSIRIS egli altri strumenti hanno ottenuto dati molto importanti".
Le osservazioni di OSIRIS hanno inoltre individuato 19 regioni separate da confini geo-morfologici distinti (foto in alto a sinistra), raggruppati in cinque categorie in base al tipo di terreno dominante: coperto di polvere, formato da materiali fragili con pozzi e strutture circolari; depressioni su larga scala; terreni lisci alternati a superfici rocciose. Gran parte dell'emisfero nord di 67P è ricoperto da polveri. L'avvicinarsi della cometa al Sole fa si che questa si riscaldi trasformando il ghiaccio sulla superficie direttamente in gas che va poi a formare la coda della cometa.
Le polveri viaggiano insieme ai gas ad una velocità ridotta e le particelle che non raggiungono una velocità tale da vincere la debole gravità, ricadono sulla superficie. E' stata osservata anche una discreta attività riguardante i getti: non solo nel lobo superiore, ma anche da alcune cavità sparse lungo la superficie.
Mentre OSIRIS ci regala spettacolari immagini dell'attività su 67P, lo spettrometro ad immagine VIRTIS, ha ricavato dettagliate informazioni relativamente alla composizione del nucleo della cometa 67P/CG, attraverso l'analisi degli spettri ottenuti durante le osservazioni che si sono svolte tra agosto e dicembre.
Prima di tutto l'albedo della cometa (la quantità di luce solare riflessa dalla superficie del nucleo) è del 6%: questo significa che la cometa è uno degli oggetti più scuri del sistema solare. Una riflettenza così bassa è legata alla presenza di minerali opachi come solfuri ferrosi ma anche di composti contenenti carbonio, oltre ad indicare che la presenza di ghiaccio d'acqua negli strati più superficiali del nucleo è estremamente limitata o assente.
Ciò è confermato dall'assenza delle caratteristiche bande di assorbimento del ghiaccio di acqua negli spettri dello strumento VIRTIS. "Questo ovviamente non significa che la cometa non sia ricca d'acqua, ma soltanto che i primi strati (all'incirca di un millimetro o poco più di spessore) non contengono ghiaccio - ha commentato Fabrizio Capaccioni, ricercatore dell'INAF-IAPS di Roma, Principal Investigator di VIRTIS e primo autore dell'articolo su Science - Ciò è legato alla storia evolutiva recente della cometa. I ripetuti passaggi nelle vicinanze del Sole determinano la sublimazione del ghiaccio dalla superficie".
L'attività di tutti gli strumenti è ora focalizzata principalmente sull'osservazione dell'attività cometaria per poter scoprire la quantità e la composizione dei gas e delle polveri che vanno a formare la chioma. Le immagini di OSIRIS e della NAVCAM hanno rivelato l'aumento della quantità di polveri emesse negli ultimi sei mesi mentre lo strumento MIRO ha individuato un incremento della produzione di vapore acqueo (da 0,3 litri per secondo di giugno a 1,2 litri per secondo di agosto).
L'attività combinata di MIRO, ROSINA e GIADA, lo strumento italiano per l'analisi delle polveri cometarie è stata monitorata tra luglio e settembre e ha fornito una prima stima del rapporto tra polveri e gas che vede le polveri espulse in una quantità quattro volte superiore ai gas. Nell'articolo su Science si riporta poi un altro importante risultato riguardante i grani orbitanti.
Si tratta di una famiglia di grani che si distingue dai grani emessi dal nucleo perché accoppiati con il gas prodotto dalla sublimazione dei ghiacci. I grani orbitanti sono caratterizzati da grandi dimensioni (dal centimetro fino a un paio di metri) che sono emessi dalla sublimazione dei ghiacci solo in periodi di attività molto intensa, cioè al perielio. Sono stati quindi emessi durante il precedente passaggio della cometa al perielio e, al diminuire dell'intensità cometaria, sono stati trattenuti in orbita dal nucleo. "Il nascere e l'evolvere della chioma della 67P/C-G - ha affermato Alessandra Rotundi PI di GIADA - è una storia di cui si è scoperto solo l'inizio, ed è già emozionante. Ci aspetta ancora un anno, e forse più, di misure per conoscerla davvero tutta, certamente è un inizio promettente oltre che affascinante".

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