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Economia Marcianise

Il vescovo scrive ai manager americani: "Sospendete licenziamenti Jabil"

Mancano 48 ore all'ufficializzazione dei provvedimenti

Dopo aver scritto ai ministri del Lavoro e delle Imprese e del Made in Italy e ai parlamentari casertani, il vescovo di Caserta Pietro Lagnese torna sulla vicenda Jabil a pochi giorni dalla scadenza della cassa integrazione - martedì 31 gennaio - e dell'avvio dei licenziamenti decisi dalla multinazionale Usa per 190 dipendenti del sito di Marcianise.

Ma per scongiurare i licenziamenti ormai imminenti, monsignor Lagnese si rivolge direttamente ai vertici della Jabil, ovvero all'amministratore delegato John Mahaz e al presidente Jabil Mark Mondello, cui chiede "la sospensione dei licenziamenti e che si proceda, come suggerito dal Governo italiano, a richiedere un ulteriore periodo di cassa integrazione per valutare con attenzione soluzioni alternative ai licenziamenti”.

Lagnese prova anche ad "umanizzare" la vicenda, e a toccare "corde profonde" dei dirigenti Usa, sottolineando anche quelle che sono le caratteristiche del Casertano. "Dietro questo numero - 190 - ci sono i volti e le storie di persone che soffrono - scrive il Vescovo - e, insieme alle loro famiglie, sono in pena e vivono momenti di agitazione. Si tratta di una situazione davvero difficile, anzi drammatica. In Italia cresce la povertà e, in particolare, sul territorio della provincia di Caserta dove insiste lo stabilimento di Marcianise; qui la 'forbice' delle disuguaglianze si sta sempre più divaricando, non solo per i redditi, ma soprattutto per la mancanza di lavoro. Come Chiesa tocchiamo con mano quotidianamente questo dramma sociale e vediamo aumentare, sotto i nostri occhi, sempre di più il numero dei poveri che bussano alla nostra Caritas. La soluzione non può essere però l'assistenza. All'emergenza che vivono tante famiglie non si può che rispondere con il lavoro: un lavoro stabile, equo, onesto e sicuro. La loro dignità, ha detto Papa Francesco, chiede un lavoro, e quindi un progetto in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli altri. Il lavoro è davvero unzione di dignità”.

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