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Zone franche urbane, in tour: viaggio per sollecitare lattuazione delle zone franche urbane

Mondragone - Un tour per sollecitare l'attuazione delle zone franche urbane. E' quello che partirà martedì prossimo 11 gennaio c.a. da Mondragone e toccherà la gran parte delle città italiane interessate al provvedimento, fra cui Campobasso...

Un tour per sollecitare l'attuazione delle zone franche urbane. E' quello che partirà martedì prossimo 11 gennaio c.a. da Mondragone e toccherà la gran parte delle città italiane interessate al provvedimento, fra cui Campobasso, Taranto, Matera, Crotone, per concludersi il 22 gennaio a Cagliari. L'obiettivo di Zone Franche Urbane in Tour, questo il titolo della manifestazione organizzata dal Center Office Zolfo di Mondragone con il sostegno delle diverse amministrazioni comunali interessate, è duplice: raccogliere le firme a sostegno di una petizione che sarà presentata al ministero dell'Economia e delle Finanze per sollecitare l'emissione dei decreti di attuazione della legge sulle zone franche urbane; mobilitare l'opinione pubblica e le istituzioni locali in una battaglia a difesa di un provvedimento che, a tre anni dalla sua previsione, è ancora fermo al palo e rischia di essere progressivamente svuotato di significato.
Le zone franche urbane dovevano essere la chiave per il rilancio di ventidue aree depresse del Paese, zone ad alto disagio sociale, economico ed occupazionale, identificate puntualmente nel provvedimento che le ha istituite, la legge finanziaria per l'anno 2007 (legge 296/2006). Questo, attraverso la previsione di un meccanismo di esenzioni fiscali automatiche e di sgravi contributivi per le piccole e micro imprese aperte nelle aree classificate zone franche urbane e la cui forza lavoro, almeno per il trenta per cento, fosse costituita da residenti nelle stesse aree. La loro storia è invece diventata quella di una morte annunciata.
Tutto era pronto, compresa l'autorizzazione della Commissione Europea, che ne riconosceva la natura di "incentivi alle imprese" e non di "aiuti di Stato" in ottemperanza all'art. 87 del Trattato della C.E. Il provvedimento era stato finanziato con un primo stanziamento di cento milioni di euro, per le prime due annualità, somma poi ripartita dal Cipe tra i diversi Comuni interessati ed alla quale si sono aggiunti cinquanta milioni di euro per il 2010. Poi, l'improvvisa frenata e gli inspiegabili rinvii e ritardi, che si sono rivelati una doccia fredda inattesa per numerosi imprenditori, già pronti a partire con nuovi investimenti. Mancava l'ultimo tassello: il decreto d'attuazione del ministero dell'Economia e delle Finanze che non è mai giunto a destinazione. Inoltre, è stato emanato il decreto "mille proroghe" del 2010, in cui le esenzioni venivano trasformate in mero contributo, modifica poi annullata in sede di discussione alla Camera, con l'apporto della mobilitazione dei sindaci e dell'Anci.
Nell'estate del 2010, la manovra correttiva dei conti pubblici ha, con l'istituzione delle zone a burocrazia zero, di fatto, reintrodotto questa trasformazione da "esenzione" a "contributo", specificando che: "se queste – le zone a burocrazia zero - coincideranno con le 18 zone franche urbane individuate nel Sud dovrà essere applicata una nuova disciplina di aiuto con contributi concessi dai sindaci solo a beneficio delle nuove iniziative produttive".Infine, nel Piano per il Sud si passa a più generici interventi organici di rilancio.
Da qui nasce la mobilitazione di imprenditori, privati ed amministratori pubblici delle zone interessate, per difendere un'importante opportunità di sviluppo economico e sociale del territorio, come l'esperienza delle zone franche urbane in Francia, da cui il modello è stato mutuato, ampiamente dimostra. Ecco il perché della raccolta firme a sostegno della petizione, per ottenere dal ministero dell'Economia e delle Finanze il varo di quei decreti attuativi che farebbero finalmente partire le zone franche urbane in Italia.

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