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Lettera aperta del Segretario Generale Giovanni Letizia

Caserta - La CISL ritiene che il tempo delle analisi sulla situazione del territorio sia ormai finito; è venuto il tempo delle decisioni, del manifestarsi di una volontà e di una responsabilità pubbliche. Solo da ciò dipenderà se l'autunno che è...

La CISL ritiene che il tempo delle analisi sulla situazione del territorio sia ormai finito; è venuto il tempo delle decisioni, del manifestarsi di una volontà e di una responsabilità pubbliche. Solo da ciò dipenderà se l'autunno che è alle porte non sarà più caldo dell'estate che volge alla fine, se le tensioni sociali non si trasformeranno in disperazione e proteste senza sbocco.
Partiamo da una prima considerazione: si dice da più parti che per affrontare la crisi il Paese abbia bisogno di stabilità, che la rissa tra le forze politiche non serve e danneggia i timidi accenni di ripresa. Se questo è vero, come noi riteniamo sia vero, a maggior ragione ciò vale per il territorio: occorre che ciascuno nel proprio ruolo eserciti la responsabilità che gli compete e che tutti insieme si sia capaci di fare squadra, sistema, rete, sia per trovare le soluzioni sia per rappresentare e far valere le esigenze del territorio verso gli altri livelli di governo, nazionale e regionale.
La CISL di Caserta da tempo indica questa strada, la vuole percorrere con senso di responsabilità, ma alla condizione che essa non diventi la strada dei convegni, delle chiacchiere, dell'esibizione e della vetrina mediatica. La situazione sociale della provincia casertana sta arrivando ad un punto di non ritorno: l'industria scompare, l'occupazione diminuisce, i giovani abbandonano il territorio, le infrastrutture non decollano, i redditi dei lavoratori e dei pensionati scendono vertiginosamente e con essi i consumi; i tagli agli Enti locali mettono in discussione i servizi primari, i livelli di assistenza, le politiche socio-sanitarie. Di fronte a questo scenario bisogna finirla con le parole e passare ai fatti.
Siamo d'accordo che l'INDESIT non può perdere produzioni e occupazione a Caserta? Cosa vogliamo fare per impedire che questa prospettiva diventi inevitabile? Che ruolo vuole esercitare la politica, le istituzioni, la stessa imprenditoria associata per salvaguardare le preesistenze industriali del territorio, specie in quei settori strategici come le telecomunicazioni, l'agroalimentare, l'indotto auto che hanno un'importanza che va oltre la contingenza e che sono indispensabili in una prospettiva di nuovo sviluppo?
Possiamo rassegnarci alla fine dell'Interporto e alla sua riduzione ad area commerciale? Cosa si deve mettere in campo per far sì che esso recuperi la sua originaria vocazione di retro- porto dell'area partenopea, di struttura di intermodalità? Cosa possono e devono fare gli Enti locali sul cui territorio l'Interporto insiste? E cosa rivendicare invece al Governo nazionale e a quello regionale? Occorre una nuova governance di questa struttura? Confindustria Caserta ha da dire qualcosa in proposito? Pensa di esercitare un ruolo nelle politiche di crisi/sviluppo di questo territorio?
Tutti dicono che con la crisi dell'industria è necessario fare del turismo un asse e un volano su cui puntare. Noi siamo d'accordo. Ma cosa si propone in concreto? E'possibile che la situazione del litorale domitio resti ancora quella che è, senza un'idea di cosa farne, senza mettere in campo opere strutturali di bonifica? E Palazzo Reale può essere una sorta di fiume carsico che riempie per oltre un mese le pagine dei giornali per poi inabissarsi e ricomparire di tanto in tanto solo per alimentare polemiche tra istituzioni?
Cosa vogliamo fare per rilanciare il settore dell'edilizia, il cui stato di fermo è il principale indicatore della gravità della crisi? C'è qualcosa da fare sull'edilizia scolastica ormai fatiscente, sull'arredo urbano come condizione per ridare fiato ai centri storici delle città, a partire dal Capoluogo? Sono questioni antiche, si dirà che non c'è nulla di nuovo. Ma di nuovo c'è che la situazione si va degradando sempre di più; che in autunno si rischiano nuove stangate, che la gente è allo stremo. Di nuovo c'è che se non si mette un argine la tensione sociale degenera in disperazione: una classe dirigente degna del suo ruolo non può sperare nella Provvidenza o facendo gli scongiuri.
La CISL propone alle forze politiche e alle istituzioni un Patto. Si metta subito in piedi un Tavolo, si affrontino i nodi, si individuino soluzioni, si intervenga sulla Regione e sul Governo per porre all'ordine del giorno di queste istituzioni la questione Caserta non in termini rivendicativi o assistenzialistici, ma di sussidiarietà e di sostegno alle soluzioni individuate, rispetto alle quali ognuno, nel proprio ruolo, si assuma impegni seri e concreti. L'alternativa a questa strada, una strada di responsabilità, è solo il precipitare della situazione con tutto quello che ciò comporta; la si può evitare solo se dalle parole si passa ai fatti.

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