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Cultura

SPECIALE CONCORSO “LUCIA FERRARA”. “Troppo giovani” di Federica Aliperti

E' la terza classificata nella categoria “Racconti"

Casertanews ha scelto di essere media-partner del concorso letterario intitolato alla memoria di Lucia Ferrara, una giovanissima ragazza di appena 17 anni, scomparsa troppo presto, che amava leggere. La sua passione è diventata una memoria che non dovrà più scomparire. E' stato così indetto un concorso dedicato ai ragazzi di età compresa tra i 10 e i 21 anni, che frequentano la scuola secondaria di primo grado, di secondo grado ed i primi anni di università. Di seguito pubblichiamo “Troppo giovani” di Federica Aliperti (15 anni) terza classificata nella categoria ‘Racconti’.

TROPPO GIOVANI

L’amore va e viene, ti lascia a bocca asciutta. Ti fa capire com’è essere felice e poi ti toglie tutto senza preavviso. L’amore è puro, bianco come il latte. L’amore è cieco, non ha occhi per vedere e bocca per giudicare. L’amore ti porta in cielo e ti lascia cadere senza paracadute. Tuttavia forse ora è troppo presto per saperlo. Ho conosciuto una persona, mi piace. Non è ancora amore, l’amore non è attrazione. No, l’amore è altro. Magari scoprendolo meglio potrei capire di amarlo, magari è il destino che ha deciso di farci incontrare. È simpatico, un po’ timido... ha tanti di quei sogni che non sa da dove partire. La società non accetterebbe mai uno come lui, uno che vuole arrivare alla luna. È un po’ la mia luna, la luce del mio buio. Ha un sorriso contagioso e ovunque vada riesce ad avere tutti gli occhi su di lui. Sono anch’io una vittima di quei grandi occhi verdi e non me ne pento. Siamo giovani, lo so. Tengo troppo a lui, magari ancora non lo capisce, ma è tutto quello che mi rimane. E ho così paura di perderlo, un'altra delusione e se ne andrà per sempre. Per questo ci sono io, sarò il suo ombrello… non permetterò mai possa accadergli qualcosa. Anche se questo significherebbe lasciarlo andare e dirgli addio per sempre, sono pronto a sacrificare di tutto per lui. Per la sua libertà. Non merita che qualcuno gli tagli le ali. Voglio vederlo volare più in alto possibile e se questo significa rimanere con i piedi per terra, beh lo farò volentieri. Tuttavia siamo ancora troppo giovani. Abbiamo tutta la vita davanti ai nostri occhi e con il tempo sto scoprendo l’amore, grazie a lui. Questo pomeriggio ci incontreremo. È impressionante tutto quello che mi faccia provare con un solo sguardo e quello che dice… lui sa esattamente cosa mi sta facendo e continua a giocare con me. So che in fondo nel suo cuore, che potrebbe accogliere milioni e milioni di persone, c’è un posticino per me. L’ho capito quando andai a prenderlo sotto casa e vidi che aveva portato una macchina fotografica. La teneva sempre con se, però fotografava pochissimo. Non era una delle sue passioni principali. Quando gli chiesi perché la portava sempre con lui ma non la usava quasi mai mi rispose che solo poche cose erano degne della sua attenzione e che fotografava solo ciò che voleva ricordare per sempre. Quel pomeriggio lo portai al lago vicino al suo quartiere, organizzai un picnic anche se, se devo dirla tutta, il cuoco della coppia è lui. Dopo mangiato ci stendemmo sul prato per guardare il cielo e scherzare sulle forme bizzarre delle nuvole. “Guarda quella” dissi indicando il cielo “Sembra un panda”. In quel momento scoppiò a ridere e io lo seguii rumorosamente. Fu in quel momento che mi scattò una foto. Io l’avevo colpito. Era quel momento che voleva ricordare per sempre.

Non preoccuparti amore mio starò sempre al tuo fianco, non mi dimenticherai facilmente.

Qualche settimana più tardi dal nostro appuntamento trovai il coraggio di farmi avanti, dirgli quello che provavo. Andò alla grande. Non ci definivamo fidanzati, non ci piaceva quella parola. Sintetizzava tutto quello che era il nostro rapporto. Amore e odio, pace e guerra, calma e confusione. Non si poteva chiudere in una sola parola tutto quello che eravamo. Per questo ci siamo sempre considerati semplicemente un “Noi”. Noi. L’ossimoro più grande. Solo noi per sempre. Abbiamo avuto occasione di scoprirci, di raccontarci e di perderci l’uno negli occhi dell’altro. Semplicemente ci completavamo. È stato il mio amore epico, non come quello che raccontano nei libri. Quell’amore che nasce solo una volta al secolo, quell’amore per cui non farai mai abbastanza . Diventi egoista pur di averne un altro po’. Come la droga. Il nostro amore è stato come la droga. Una dose, sei eccitato e ne vuoi ancora. Prendi una seconda dose, una terza, una quarta… non riesci più a fermarti. Ti fa male, ma lo desideri. Ami la sensazione di trovarti sulle nuvole, ami perderti nel verde dei suoi occhi, ami tutto. Dalle rughette che si formano intorno ai suoi occhi quando ride, ai suoi capelli sempre spettinati e incontrollabili. Lui, l’unica droga di cui ho bisogno per essere felice. Ma eravamo troppo giovani per controllare tutto questo. Troppo giovani per capire quando fermarci. Troppo giovani per evitare di romperci in tanti pezzi. Abbiamo dato al mondo la storia d’amore più bella a cui potesse mai assistere ed ho rovinato tutto.

Scusa amore mio, non potevo permettere che le tue ali fossero tagliate, magari prima o poi mi perdonerai…

7 anni dopo

Il tempo non è mai stato un mio amico. Scorre troppo velocemente e, nonostante gli anni passati, non è cambiato nulla. O meglio, io non mi riconosco più. Sono diventato tutto ciò che ho sempre odiato, senza amore la mia vita è diventata spoglia. Sette anni fa promisi a me stesso che non avrei permesso più a nessuno di entrare nel mio cuore, qualunque cosa tocchi muore e non voglio far del male alle persone che amo. Non sopporterei perdere qualcun altro. Il mio aspetto è molto diverso. Si nota molto il fatto che stia crescendo. Non sono più giovane, non posso più permettermi tutto quello che facevo prima. Ho più responsabilità, più persone che contano su di me e meno che mi stanno realmente a fianco. I miei unici pensieri ora sono il mio lavoro, la mia musica e me stesso, o almeno sto provando a pensare di più a me stesso. Tuttavia non è facile quando mi guardo allo specchio e l’unica cosa che vedo è il mio fallimento. L’ultima volta che ho incontrato i suoi occhi è stato due anni fa. Siamo stati insieme una notte, nascosti dal mondo. Poi non ci siamo più visti. Lui ha preso la sua strada, è cresciuto, è maturato. È diventato tutto ciò che voleva. Ha realizzato tutti i suoi sogni. Sento parlare di lui in radio, in televisione, sui giornali… il suo volto è ovunque. A volte mi chiedo se non avessi fatto quella cazzata sette anni fa dove saremmo arrivati ora? Spesso me ne pento, ma dovevo scegliere tra me e lui. Alla fine ho scelto lui.

Vola amore, fallo per entrambi.

Ora ho una ragazza, non la amo. Non amerò mai nessuno come lui. Ho fatto tanti errori in questi anni, questo ha portato ad allontanarci ancora di più. Sono un egoista. Non riuscirei neanche a parlargli senza scoppiare in lacrime davanti ai suoi occhi. Sarebbe troppo forte per me. Lui si è costruito una vita, è invidiato da tante persone, ma in fondo è sempre quel ragazzino timido che girava con la macchina fotografica al collo. Chissà se ha ancora conservata la mia foto… Ha fatto bene a scattarla, è l’unico ricordo materiale che ha di me. Le parole prima o poi si dimenticano, saranno solo dei suoni dispersi nel vento senza senso. Chissà se sorride ancora ricordando cosa siamo stati, io lo faccio. Se potessi tornare a setti anni fa non cambierei nulla. Mi sacrificherei altre cento volte, statene sicuri. Oggi vivo in uno dei quartieri più rinominati di Londra. Solo io, il mio cane e ogni tanto la mia ragazza. Non le permetto di venire a vivere qui da me, non riuscirei ad averla davanti agli occhi 24 ore su 24. Mi ricorda la vita che non potrò mai avere e non posso continuare a piangermi addosso

Sento bussare alla porta di casa, goffamente mi alzo dal divano e poso la chitarra di fianco a me. Corro giù per le scale e velocemente mi dirigo ad aprire la porta. Indosso dei pantaloni di tuta neri, una t-shirt bianca e avevo i capelli che arrivavano alle spalle. Mi solleticavano il collo e ogni tanto ero costretto a spostarli con la mano. In questi anni me li ero fatti crescere, mi nascondevano leggermente il viso e lo trovavo misterioso ed interessante allo stesso tempo. Non aspettavo visite, se non quella della pizzeria vicino casa che doveva consegnare una pizza che avevo ordinato un’ora prima. Non avevo particolare voglia di uscire di casa e la cena d’asporto mi è sembrata la soluzione migliore. Apro la porta distrattamente e non faccio particolarmente caso alla persona che mi avrebbe consegnato le pizze. Solitamente invitavo il giovane fattorino a rimanere da me per la notte, ma sapevo che quello era il suo giorno libero e non avevo voglia di parlare con nessun’altro.

Alzare lo sguardo mi condannò per sempre. Erano passati due anni… due anni da quando i nostri corpi si toccarono l’ultima volta, due anni da quando ho incrociato quegli enormi occhi verdi. Mi ci rivedo dentro. Istintivamente mi allontano dall’ingresso, faccio tre, forse quattro, passi indietro. È tutto troppo confuso. Ho la vista offuscata e non riesco a reggermi in piedi. Perché non dice nulla? Perché mi sta guardando in quel modo? Non posso più sostenere il suo contatto visivo. È cambiato tanto. I ricci ribelli che aveva un tempo si sono persi, è molto più alto, ha sempre un fisico snello e slanciato, qualche tatuaggio in più. Gli occhi non cambiano mai. Il suo sguardo è sempre lo stesso. È ancora capace di farti sentire le fiamme dentro ogni volta che i nostri occhi si incrociano. Chissà cosa ha fatto durante questi anni. Chissà quante città avrà visitato, quante persone avrà conosciuto… sicuramente sarà stato amato da tutti. Lui sa come prendere le persone, sa come farle sentire a loro agio. Mi capiva più di chiunque altro. Ha provato a dire qualcosa, ma si è bloccato poco dopo, probabilmente aveva notato che non avessi distolto lo sguardo da lui neanche per un secondo. È bellissimo.

“E’ passato tanto” si limita a dire.

“Due anni e 4 mesi…” Aggiungo sottolineando la sua affermazione. Si, avevo tenuto il conto di tutto il tempo che abbiamo passato lontano. Due anni e 4 mesi senza di lui.

“Già” aggiunge velocemente. “Ho incontrato il fattorino, avevi ordinato della pizza?”

“Già”

“Ti va se…” dice senza concludere la frase. Probabilmente era insicuro delle sue stesse parole. È sempre stato così. Diceva cose senza pensare e solo successivamente si accorgeva di quello che aveva appena detto. In fondo non è cambiato così tanto.

“Si ehm- potremmo farlo.” dico capendo le sue intenzioni e invitandolo ad entrare. Lo faccio accomodare su una delle sedie intorno al tavolo della cucina, c’è imbarazzo nell’aria. Nessuno dei due osa fare il primo passo o dire qualcosa che avrebbe ferito l’altro. Non siamo più due giovani ragazzi. Innamorati forse si. Giovani non più. Ci eravamo resi conto degli errori commessi in passato, lui non mi ha mai rinfacciato nulla ed era disposto a continuare la nostra relazione, di nascosto. Io non potevo. Sapevo che se fosse successo qualcosa la colpa sarebbe caduta su di lui e io non lo volevo.

“Come mai sei qui?” chiedo inconsciamente, senza pensarci troppo.

“Volevo solo sapere come stessi” risponde lui, esitando prima qualche secondo.

“Per quello esistono anche i telefoni, sai”

“Si scusa, sono stato stupido a venire qui. Forse è meglio che vada. Goditi la tua pi-“ Non gli permetto di concludere la frase e andarsene che lo prendo per un braccio. Ottocento-cinquantuno giorni senza percepire il suo tocco. Mi era mancato. Ha ancora la pelle bollente, come il fuoco.

“Cosa vuoi? Cosa vuoi tu davvero” gli chiedo non facendo caso all’imbarazzante contatto visivo che si era creato. Esita qualche secondo prima di rispondere. Percepisco il panico nei suoi occhi, così mi alzo dal tavolo della cucina e mi dirigo in salotto per prendere la mia chitarra. Cammino lentamente, mi sporgo sul divano e afferro in mano la chitarra con il plettro. Torno in cucina, mi siedo sul pavimento e comincio a suonare. Vedo i suoi occhi illuminarsi e la sue mani iniziare a tremare. Noto quanto sia rimasto sorpreso dal mio gesto. Le mie dita si muovono velocemente sulla chitarra e so che dovrei prestare attenzione a ciò che sto suonando, ma i suoi occhi mi stanno catturando. Cambio velocemente gli accordi e inizio a cantare. La mia, la nostra, canzone. La scrissi sette anni fa e la cantavo sempre. Quando ci lasciammo smisi di farlo. La mia voce è molto cambiata durante il tempo, se questa canzone fosse stata cantata dal me di sette anni fa avrebbe avuto un significato completamente diverso, il me di ora la rendo più triste e malinconica, come il resto della mia musica. Lo vedo tentare di fare qualcosa.

Avanti so che ricordi a memoria le parole.

Neanche il tempo di pensarlo che le nostri voci si mischiano in quella melodia perfetta, sembrano essere state fatte solo per questo. Anime gemelle… Non ci ho mai creduto ma con lui sembra esser cambiato tutto. Il tempo non sembra passare, siamo rimasti bloccati al momento in cui i nostri occhi si sono incontrati. La canzone finisce, faccio l’ultimo accordo e lui conclude con un acuto che mi lascia a bocca aperta, anche la sua voce è cambiata particolarmente. Ricordo quando mi cantava la sigla del nostro programma preferito, era solo un sedicenne con i suoi ricci intrattabili ed ora guardalo: un adulto che ha realizzato tutti i suoi sogni. Ci guardiamo per quelle che sembrano ore, ma alla fine trova il coraggio di parlare.

“Prima mi hai chiesto cosa voglio realmente. Voglio smetterla di fingere. Voglio smetterla di dover nascondere l’amore che provo per te e privarmi di tutto quello che mi rende felice. Voglio non dover avere limiti quando sono con te. Voglio guardare questi enormi occhi blu ogni mattina quando mi sveglio e ogni notte prima di addormentarmi. Voglio poterti vedere felice, perché io non posso esserlo sapendo che tu stai soffrendo per me. Voglio poter camminare con te mano nella mano per le strade di Londra. Voglio te. Te e basta. Ti voglio ogni giorno, senza limiti. Non mi importa quali saranno le conseguenze, i due adolescenti se ne sono andati per dare spazio a due uomini, non possiamo continuare ad impedirgli di amarsi”.

“Io” stavo per intervenire quando mi zittisce ponendo la sua mano sul mio viso.

“Permettimi di finire di parlare, perché questi 7 anni pieni di silenzi non sono riuscito a sopportarli, permettimi di dirti una volta per tutte quello che penso prima che me ne penta e me ne torni a casa. Non ce la faccio più. Non posso continuare a fingere, non posso. È diventato insostenibile. Siamo cresciuti, non credi che potremmo anche smetterla di aver paura di essere chi siamo e di continuare a nasconderci? Io lo capisco, capisco perché tu l’abbia fatto e l’unica cosa che non riesco a perdonarti è il fatto che tu non ne abbia parlato prima. Sei sparito per giorni per poi tornare e chiudere la nostra relazione. Ho scoperto troppo tardi le motivazioni, avrei voluto agire prima. Ti avrei aiutato ad opporti. Ricordi? Io e te contro tutti. Noi. Noi che non abbiamo mai amato darci delle definizioni, noi che non abbiamo mai amato imporci limiti, ci siamo ritrovati a non poterci neanche guardare. Guardaci. Guardaci ora, così diversi che quasi non ci riconosco. Siamo cresciuti con la mancanza di un amore che abbiamo scoperto e assaporato solo in parte. Ma sono stanco. Non mi interessa la mia libertà, ne ho avuta anche troppa in questi anni. L’unica cosa di cui mi importa sei tu. Voglio stare con te. Se mi dirai che sei felice così e sei riuscito a ritrovare l’amore me ne andrò, te lo giuro. Ma se anche una cellula del tuo corpo mi vuole quanto io voglio te ti prego, permettimi di restare, permettimi di mostrare al mondo che siamo tornati, che in fondo non siamo mai andati via e che ci amiamo. Permettimi di far vedere di cosa siamo capaci. Non ho paura di nulla con te al mio fianco. Ti ho amato 7 anni fa, quando eravamo troppo giovani per saperlo. Ti amo ora, che ho percorso mezza nazione per venire solo ed esclusivamente a confessarti i miei sentimenti proprio come facesti tu agli inizi della nostra relazione. Ti amerò anche tra 70 anni, quando riguarderemo le nostre vecchie polaroid ridendo per tutto quello che abbiamo passato in quegli anni. Dammi la mano, usciamo allo scoperto, perché una cosa così la farei solo con te”. I nostri corpi erano sempre più vicini. Avrei annullato tutte le barriere, ma no. Prima doveva saperlo. Dovevo permettergli di sapere quello che ho pensato in questi sette anni. Merita delle risposte.

“Tutto quello che ho fatto l’ho fatto solo per proteggerti. Il mondo è un posto sporco, non ti merita. Non merita la persona bellissima che eri e che sei diventato. Ti amo, ti ho sempre amato. Non ho dubitato della nostra relazione nemmeno un secondo. Per questo accettai sette anni fa e mi dispiace non esserti stato accanto, mi dispiace per tutto. Sono stato incosciente. Ho pensato alla tua libertà, non alla tua felicità. Ora sono pronto. Sono finalmente pronto. Spero solo non sia troppo tardi per una passeggiata per le strade innevate di Londra…”

“Non è mai troppo tardi… eravamo solo troppo giovani, non potevamo saperlo”

“Ora lo so. So cosa voglio e io e te contro il mondo mi basta”

“Andiamo?”

“Andiamo” prende la mia mano e insieme ci dirigiamo di fronte alla verità. Dopotutto la storia più bella alla quale il mondo abbia mai assistito non poteva finire così.

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