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Cultura Santa Maria Capua Vetere

La follia in tutte le sue declinazioni al Salone degli Specchi

L'incontro con Corrado De Rosa, autore di "Italian Psyco"

Follia come strumento di potere, come oppio sociale, utilizzata per ottenere benefici di giustizia, per occultare, per tutelare le classi sociali dirigenti. Tutto nascosto dietro l'etichetta di pazzo per ciò che non è umanamente comprensibile o socialmente deplorevole o invalidante. È il tema pregnante di "Italian Psyco: la follia tra crimini, ideologie e politica", saggio di Corrado De Rosa presentato nella kermesse "Santa Maria Capua Vetere Teatro di Lettura" presso il Salone degli Specchi all'interno del Teatro Garibaldi.

È il racconto sull'uso eversivo della follia nelle pagine più buie della storia d'Italia in cui i protagonisti sono accomunati dal filo conduttore dell'esser stati vittime o carnefici di tali strumentalizzazioni. Un dialogo quello con l'analitico autore intrattenuto dall'assessore alla Cultura Annamaria Ferriero e dal sostituto procuratore Luigi Levita del Tribunale Militare di Napoli per eviscerare la descrizione minuziosa di De Rosa che prende corpo in undici storie: una sottile linea di demarcazione che separa la follia dalla scelta lucida di uccidere, rapire, programmare stragi con il discrime tra ciò che la società intende per pazzia e da ciò che ne è l'interpretazione psichiatrica della follia ovvero di una malattia mentale.

"Italian Psyco è un racconto di come la follia entra nella coscienza sporca dell'Italia attraverso che oramai sono fisse nell'immaginario collettivo ", spiega l'autore. Sotto la lente di ingrandimento di Corrado De Rosa sono finiti i casi più significativi della realtà criminale italiana: dalle teorie di Cesare Lombroso sugli anarchici alle accuse mosse a Pier Paolo Pasolini o ancora le perizie effettuate sulle Brigate Rosse alle diagnosi sui cinquantacinque giorni di prigionia di Aldo Moro, dal mostro del Circeo Angelo Izzo all'attentatore del Papa Ali Agca passando per Bernardo Provenzano e il ballerino Pietro Valpredo fino alle rivendicazioni terroristiche dell'Isis.

Attraverso la riletture di questi casi se ne espugnano i legami indissolubili tra ciò che è mostrato, ciò che è occultato, ciò che viene effettivamente compreso. Una disamina impietosa viene offerta su ciò che è stato il ruolo dello Stato sulle etichette della follia scopertosi poi avere dei pregiudizi come nel caso di Bernardo Provenzano al quale anche se affetto da demenza gli venne rinnovato il regime di 41 bis o la considerazione della follia come oppio sociale o ancora il forte simbolismo che ne deriva dall'utilizzo dell'etichetta di pazzo dai capiclan agli occhi dei propri adepti come potente strumento sociale. Ad allietare l'immersione della liquida presenza della follia nelle pagine buie della nostra Italia l'intermezzo musicale offerto dal primo violino Emiliana Cannavale, il secondo violino Ilaria Colimodio, alla viola Clarissa Costa, al violoncello Ylenia Attardi.

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