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Cronaca Casapesenna

Zagaria parla in aula: "Mi volevano far pentire. Volevo uccidermi"

Il capoclan dei Casalesi accusato di associazione di stampo mafioso. In aula un ispettore della penitenziaria rivela: "Ha sognato una lavatrice che bruciava"

"Mi volevano far pentire. Ho avuto anche idee suicide ma non mi pentirò mai". Lo ha detto il capoclan dei Casalesi Michele Zagaria a margine del processo che lo vede accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso ed in particolare per aver mandato messaggi dall'interno del carcere sia durante i colloqui con i familiari sia nel corso di un'udienza per omicidio, in corte d'Assise a Napoli.

Il boss, difeso dall'avvocato Paolo Di Furia, ha preso la parola in videoconferenza dal carcere spiegando come nel periodo finito nel mirino degli inquirenti dell'Antimafia fosse particolarmente "sotto pressione". "Mi volevano far pentire", ha riferito ma lui piuttosto avrebbe preferito farla finita. "Non mi pentirò mai", ha chiosato. Una dichiarazione da prendere con le molle, vista l'accusa. 

Nel corso dell'udienza è stato escusso un ispettore della polizia penitenziaria che ha coordinato l'ascolto dei colloqui in carcere, in particolare quelli con i familiari. Per la magistratura Zagaria avrebbe inoltrato messaggi all'esterno, come quando raccontò alla sorella un sogno in cui aveva immaginato "una lavatrice che bruciava". Il processo è stato così rinviato alla metà di gennaio. 

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