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Cronaca Capua

Zagaria: "Appalti al clan in cambio di soldi e sostegno elettorale"

Il patto di ferro tra Ciccio e' Brezza, Antropoli e Ricci ma i contatti dell'ex sindaco con i Verazzo referenti degli Schiavone

L'ex sindaco Carmine Antropoli tra due fuochi del clan dei Casalesi. Da un lato c'erano i cugini Francesco e Giuseppe Verazzo, ritenuti sodali della fazione Schiavone, dall'altro Francesco Zagaria, alias Ciccio e' Brezza, il colletto bianco della fazione Zagaria trapiantato proprio a Capua. Al centro una serie di appalti che per gli inquirenti sarebbero stati aggiudicati a ditte del sodalizio camorristico in cambio di soldi e sostegno elettorale. 

E' lo spaccato che emerge dall'inchiesta della Dda che ha portato a 4 arresti e due misure interdittive e che vede pezzi dell'amministrazione capuana - Antropoli, Marco Ricci e Guido Taglialatela - inseriti nel registro degli indagati. E tra i collaboratori di giustizia che hanno fatto luce sulle vicende c'è proprio Francesco Zagaria che ha raccontato gli intrecci di cui sarebbe stato protagonista in prima persona. Una "voce di dentro".

Gli appalti alle ditte del clan

Tra gli appalti citati da Zagaria quelli relativi a Largo Amico per il quale Marco Ricci "mi disse che potevo dargli 15mila euro di cui la metà subito e l'altra metà in un secondo momento. Mi aggiunse che questa percentuale egli doveva utilizzarla per pagare l'ingegnere Greco (Francesco nda) dirigente del Comune di Capua che mi avrebbe consentito di vincere l'appalto". Ed effettivamente l'appalto venne aggiudicato ad una delle ditte di Zagaria. 

L'ex sindaco tra due fuochi dei Casalesi

Comincia così il rapporto tra il business man dei Casalesi e l'amministrazione comunale capuana, una "lunga storia di collusione sia con Ricci sia con Antropoli". Ma come detto, l'ex sindaco per la Dda giocava su due campi. Ad esempio, riferisce Zagaria, dopo aver subito un attentato dinamitardo sotto casa "aveva interessato ambienti casalesi per il tramite di Giuseppe e Francesco Verazzo ma da questi era giunta risposta negativa, nel senso che non erano stati gli Schiavone ad ordinare quel gesto". 

Il sostegno elettorale

Un rapporto, quello tra Zagaria, Ricci ed Antropoli che avrebbe portato non solo i soldi della presunta corruzione ma anche voti sia in occasione della campagna elettorale per le amministrative del 2011, in cui venne eletto Antropoli, sia per quella del 2016 (quando venne appoggiato Giuseppe Chillemi, non indagato). Ma anche per le regionali del 2015 a sostegno di Lucrezia Cicia (non indagata) per la quale avrebbe anticipato "50.000 euro per sostenere la campagna elettorale". 

Il colletto bianco con i 'contatti' in banca

Ma come faceva Zagaria ad avere una tale disponibilità di contanti? I soldi venivano prelevati dai conti delle società di Zagaria, intestate formalmente a Domenico Farina, ed accesi presso la filiale di Santa Maria Capua Vetere della Banca Popolare di Bari. Qui Zagaria poteva contare sia su direttori 'compiacenti' sia su un impiegato ai servizi di cassa, Andrea D'Alessandro (anche lui indagato ma per il quale è stata esclusa l'aggravante del favoreggiamento mafioso). "Sui conti della Prisma troverete molteplici movimentazioni formalmente realizzate da Mimmo Farina ma in realtà realizzate da me che apponevo anche le firme liberatorie". Tali operazioni "le ho realizzate pressoché tutte con Andrea D'Alessandro", rivela il collaboratore. 

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