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Cronaca Casal di Principe

Dalla protezione all'arresto fino al pentimento: così è cambiato lo scenario per Schiavone jr

Due interrogatori del secondogenito di Sandokan Walter sarebbero già nelle mani della Dda

Nel luglio 2018 quando Nicola Schiavone decise di collaborare suo fratello Walter, secondogenito della dinastia del capoclan Francesco Sandokan, fu l'unico insieme alla madre ad accettare il programma di protezione. Non lo fecero gli altri fratelli: Carmine, Emanuele Libero e Ivanhoe, quest'ultimo a piede libero. 

Schiavone aveva già ammesso di avere fatto parte del clan negli anni 2013 e 2014 ma, per i magistrati della Dda, già nel 2010 avrebbe assunto la guida del gruppo criminale in seguito all'arresto del fratello Nicola. Dopo il pentimento del fratello maggiore, Walter accettò il programma di protezione ma dalla località protetta avrebbe continuato a gestire gli affari di famiglia. In particolare il business della mozzarella, acquistata 'sotto costo' in penisola sorrentina e rivenduta poi a prezzo pieno in regime di monopolio. Un monopolio che si reggeva su un doppio binario: acquistare al minimo e rivendere al massimo, sfruttando il buon nome di famiglia.

Un business per il quale Schiavone anche dalla località protetta, dove si trovava dal 2018, incontrava i suoi "soci in affari" e per il quale è stato arrestato lo scorso mese di giugno. E' stato proprio nell'udienza preliminare del "Mozzarella Gate", per il quale Schiavone è imputato insieme ad altri, che è emersa la sua volontà di iniziare il percorso di collaborazione con la giustizia. 

Non solo le dichiarazioni ammissive: "Sapevano che eravamo del clan e ci agevolavano sia i fornitori sia i rivenditori". Ma anche la rivelazione di parlare con gli inquirenti "anche di altro". Il processo riprenderà a metà dicembre ma gli scenari alla luce dei primi interrogatori di Schiavone sono completamente cambiati. 

Non solo. In settimana Schiavone ha reso dichiarazioni anche in un altro processo per il quale è imputato per ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa. "Ho percepito lo stipendio dal clan per conto di mio padre e mio fratello", ha detto in aula. Ora la Dda continuerà ad interrogarlo per far luce sulle dinamiche interne al gruppo Schiavone. A quanto pare sarebbero già almeno due i verbali di interrogatorio nelle mani dell'Antimafia partenopea. 


 

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