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Cronaca Aversa

Gli usurai neutralizzano il clan: "Una black list come la Banca d'Italia"

Nicola Schiavone svela: "Facevamo cancellare i debiti per acquisire consenso sociale"

Ci sono reati che erano disdicevoli anche per il clan dei Casalesi e tra questi c'è l'usura, lo spaccio di droga e la prostituzione. E' questo in sintesi il pensiero di Nicola Schiavone sentito stamattina nel corso del processo che vede alla sbarra Ferdinando Graziano, Gabriele e L. B. (quest'ultimo accusato solo di riciclaggio), Nicola Pezone, Gennaro Sfoco ed Onesto Iommelli, tutti accusati a vario titolo di usura. 

Schiavone ha raccontato ai giudici come gli usurai erano particolarmente radicati ad Aversa dove formavano "una combriccola". "Si conoscevano e si facevano favori tra di loro", ha detto il figlio di Sandokan. Un'attività "disdicevole" ma comunque tollerata in quanto "ad Aversa è un'attività vecchia non potevamo farli estinguere". 

Il clan dei Casalesi in qualche circostanza è intervenuto con "i soldi prestati agli usurai ma ad Aversa e Santa Maria Capua Vetere, non nei nostri Comuni" ma anche per fare mediazione tra gli usurai e le vittime. "Prendevamo le parti delle vittime - ha proseguito Schiavone - Intervenivamo per far estinguere i debiti facendo da mediatori con gli usurai. Gli usurai ci temevano e noi ne traevamo giovamento in quanto acquisivamo consenso sociale che poi ci tornava utile per il controllo del voto". 

A volte, però, capitava che "le vittime preferivano tenersi buoni gli usurai anche per ricevere altri soldi. Se ci facevano intervenire poi nessuno glieli avrebbe più prestati. Era una cosa simile alla black list della Banca d'Italia", ha commentato Schiavone. 

Tra le persone che prestavano soldi a strozzo c'erano i Brusciano, in particolare "un loro cugino che era titolare di un negozio di autoricambi ad Aversa vicino alla Villa Comunale". Oltre a lui c'era Gennaro Sfoco "che abita vicino al mercato ortofrutticolo di Aversa. Prestava soldi con interessi e qualche volta sono intervenuto per fare da mediatore con qualche vittima" ed anche Onesto Iommelli "che aveva una vetreria". 

Secondo la ricostruzione di Schiavone gli usurai prestavano soldi ad imprenditori in difficoltà ma anche a giocatori d'azzardo. "Venivano dati assegni post datati e più lungo era il periodo per incassare e più aumentava il tasso d'interesse - ha detto Schiavone - Quando non si riusciva a rientrare le vittime davano anche beni come auto o immobili".

Il processo è stato rinviato a maggio. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Stellato, Massimo D'Errico e Mario Griffo. La vittima di usura si è costituita parte civile con l'avvocato Gianni Zara. Secondo la ricostruzione della Procura l'imprenditore tra il 2004 ed il 2010 avrebbe restituito 1,7 milioni di euro a fronte di un prestito di 1,2 milioni con tassi di interesse tra il 5 ed il 10%. 
 

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