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Cronaca Casal di Principe

Ucciso per "tutelare" il figlio di Sandokan, Dda invoca ergastolo per Zagaria e 'petillo'

Il pm ha chiesto 10 anni per il capoclan pentito Iovine. Della Gatta ucciso come capro espiatorio del delitto di Carlo Amato

Ergastolo per Michele Zagaria e Vincenzo Schiavone, alias 'petillo'. Dieci anni per l'ex capoclan oggi collaboratore di giustizia Antonio Iovine, con l'attenuante della collaborazione con la giustizia. Queste le pene invocate dal pm della Dda Simona Belluccio a margine della sua requisitoria nel processo, con abbreviato, per l'omicidio di Michele Della Gatta, 23enne di Casal di Principe e guardaspalle dei figli del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, ucciso nel giugno del 1999 a Castel Volturno.

Il processo

Nel corso dell'udienza, celebrata dinanzi al gup De Angelis del tribunale di Napoli, ha pronunciato la propria arringa anche l'avvocato Giuseppe Tessitore, difensore di Iovine, che ha invocato la concessione delle attenuanti avendo il suo assistito da collaboratore di giustizia riferito sull'omicidio di Della Gatta e sul movente, legato ad un altro omicidio: quello di Carlo Amato, figlio del ras Salvatore (anche lui diventato collaboratore di giustizia) ucciso in una rissa nella discoteca "Disco Club" durante il Mak P del liceo Amaldi di Santa Maria Capua Vetere. Il processo riprenderà ad aprile con le arringhe dei difensori di Zagaria - gli avvocati Emilio Martino e Paolo Di Furia - e Schiavone 'Petillo' - l'avvocato Lombardi. Poi il giudice pronuncerà la propria sentenza. 

L'omicidio di Carlo Amato

Nel marzo 1999 in una rissa in discoteca venne ucciso Carlo Amato. A quella festa, oltre a Della Gatta, c'era anche Walter Schiavone (non indagato) e ritenuto dagli Amato responsabile di quella morte al punto che il boss Salvatore Amato, storico affiliato al clan "Belforte" ed oggi collaboratore di giustizia, manifestò apertamente la volontà di vendicare la morte del figlio sia collaborando con gli inquirenti sia cercando tra gli affiliati alla sua sfera criminale un appoggio armato per uccidere i figli di Sandokan, ritenuti responsabili di quel delitto. 

Iovine: "Io e Zagaria volevamo eliminarlo"

Così serviva un capro espiatorio per tutelare i figli di Francesco Schiavone e dare soddisfazione agli Amato. Per questo venne ucciso Della Gatta che per il "comportamento poco rispettoso e rissoso" non era "idoneo alla vita criminale, per cui già destinato a morire", racconta Iovine. L'ex capoclan pentito ricorda che Della Gatta avrebbe commesso anche una rapina a Giugliano in Campania ai danni di esponenti vicini al clan Mallardo. "Per il suo comportamento sia io che Zagaria volevamo eliminarlo", ha riferito agli inquirenti.

La condanna a morte

Una decisione che, dopo le iniziali resistenze degli Schiavone, venne avallata. "Ricordo che subito dopo la commissione dell'omicidio di Carlo Amato, Nicola Panaro, a mio avviso per salvaguardare la posizione del fratello Paolo (pure presente alla festa e non indagato nda) e del figlio di Francesco Schiavone, attribuì la responsabilità dell'omicidio proprio a Della Gatta". Il delitto di Amato, infatti, "preoccupava molto anche me e Zagaria - aggiunge Iovine - che, considerato il legame esistente in quel momento con Francesco Schiavone, eravamo certo interessati a salvaguardare le sorti del figlio Walter. In considerazione di questo fatto e della circostanza che io e Zagaria premevamo per eliminare Della Gatta, il destino di quest'ultimo fu segnato". L'ordine di morte fu eseguito materialmente da Schiavone petillo e Vincenzo Schiavone, detto Copertone, che nel frattempo è deceduto.

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