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Cronaca

Truffe ed estorsioni ad asili nido e case di riposo: 16 indagati

Contattavano le strutture millantando errori nell'assegnazione dei fondi: "Se non pagate vi revochiamo i finanziamenti"

Otto arresti ed altri 8 indagati per estorsione e truffa ai danni di asili nido e case di riposo. Stamattina i carabinieri hanno dato esecuzione ad 8 ordinanze di custodia cautelare, 2 in carcere e 6 ai domiciliari, tra le province di Torino e Catania oltre a 8 misure dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziatia tra le province di Caserta, Torino, Catania e Brescia ai danni di 16 persone coinvolte nella maxi inchiesta coordinata dalla Procura di Potenza. Le accuse sono di estorsione, truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Secondo quanto riferito da CataniaToday, le indagini sono cominciate dopo la denuncia presentata, dopo aver subito due estorsioni, dalla rappresentante legale di una scuola paritaria dell'infanzia di Oppido Lucano (Potenza). In totale - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - sono state cinque le estorsioni consumate e 132 quelle tentate dai componenti dell'associazione a delinquere. In altri 17 casi le estorsioni non sono state perfezionate "grazie" all'intervento dei carabinieri che, in uno di questi casi, sono riusciti anche a far revocare un bonifico appena effettuato.

Le persone coinvolte nell'inchiesta - catanesi, residenti a Torino, e piemontesi "spesso legati fra loro da vincoli di parentela" - contattavano i rappresentanti legali di enti religiosi e cooperative socio-assistenziali, fingendosi dirigenti ministeriali e regionali e facendo credere che c'erano stati degli errori nelle assegnazioni dei fondi e quindi un'indebita percezione ai danni di un altro ente. Gli indagati chiedevano poi di effettuare un bonifico di 2.490 euro su un conto corrente postale, corrispondente invece a una Poste Pay Evolution intestata a uno di loro: 2.500 euro è il limite massimo di prelievo da sportello per questo tipo di carte.

La minaccia era che, in caso di mancato e immediato pagamento, sarebbero stati bloccati gli altri fondi: ottenuto il versamento, da Torino, due persone - promotori, secondo gli investigatori, dell'associazione a delinquere - contattavano i loro famigliari che, a Catania, andavano a prelevare il denaro estorto, ne trattenevano una percentuale (tra il 20 e il 25%) e poi trasferivano la restante parte su altre poste pay intestate a ulteriori famigliari e complici residenti nel capoluogo piemontese. 

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