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Cronaca

Truffa del Super Bonus, indagato killer pentito dei Casalesi

Un detenuto avrebbe realizzato con la sua imprese lavori per 30 milioni

C'è anche un ex affiliato e killer dei Casalesi, attualmente collaboratore di giustizia, tra i 143 indagati nell'ambito di un'inchiesta della guardia di finanza di Frattamaggiore, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, che ha scoperto una maxi truffa sui bonus edilizi e di locazione per oltre 772 milioni di euro. 

L'indagine, partita nel novembre dell'anno scorso, ha consentito di far luce sull'attività di due fratelli di Vallo della Lucania a cui a marzo sono stati sequestrati 108 milioni di euro complessivi. Dal prosieguo dell'attività investigativa le fiamme gialle, stavolta sui cessionari dei crediti, ha consentito di individuare una nuova filiera i cui crediti, al pari dei primi, derivavano da lavori edili e da locazioni immobiliari in realtà inesistenti. 

Ma come funzionava la frode? I cessionari - imprese ma anche liberi cittadini - comunicano all'Agenzia delle Entrate attraverso il portale Entratel la disponibilità dei crediti ricevuti a fronte di lavori di ristrutturazione di fatto mai eseguiti. Persino le certificazioni di Enti Pubblici - come il Genio Civile o l'Enea (l'agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico) - erano completamente inventati. Per l'82% l'indagine ha fatto luce su frodi sul bonus 'Facciate' la cui procedura è più snella rispetto ad altri, come il Superbonus 110. Accertamenti sono ancora in corso su altre persone a loro volta cessionarie dei crediti.

Così è stata scoperta la frode messa in atto da una rete di persone risultate in collegamento tra loro. Oltre al killer dei Casalesi, tra i cessionari è emerso anche un altro esponente della camorra napoletana. Inoltre, sono stati individuati anche parcheggiatori abusivi che avrebbero svolto attività d'impresa per un solo giorno. Dei 143 indagati, il 73% è risultato inserito nella banca dati dei richiedenti reddito di cittadinanza, le cui domande sono state accolte, rifiutate ma anche decadute. 

Infine, tra i casi limite, figura quello di un detenuto casertano a Santa Maria Capua Vetere che avrebbe ricevuto lavori di ristrutturazione per oltre 34 milioni di euro e, al contempo, ne avrebbe egli stesso asseritamente eseguiti con la propria ditta individuale risultata "fittizia" per oltre 30 milioni di euro nonostante fosse recluso. 

Nel complesso sono stati sequestrati 772.400.276 euro, al fine d'impedire, mediante la possibile cessione ad istituti finanziari, l’indebita erogazione di risorse pubbliche. La somma oggetto di sequestro ricomprende, altresì, i crediti ceduti a Poste Italiane s.p.a. ai fini della loro negoziazione, nella misura di decine di milioni di euro, in base ad una quantificazione tuttora in corso.

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