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Cronaca Parete

21 ARRESTI La ‘lady truffa’ a capo dell’organizzazione sgominata

Gilda Ucciero si occupava in prima persona delle truffe sugli annunci di lavoro online

Era Gilda Ucciero la “Lady Swindle” che ha dato il nome all’inchiesta della procura di Napoli Nord su un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, con base operativa a Parete. Le indagini hanno permesso di trarre in arresto 21 persone (8 in carcere e 13 agli arresti domiciliari), tra cui la Ucciero, 30enne di Villa Literno, giudicata dagli inquirenti il vertice del sodalizio criminale.

IL RUOLO DI ‘LADY SWINDLE’

"Swindle", il termine inglese che sta per "truffa". Era infatti Gilda Ucciero a occuparsi in prima persona dei raggiri telefonici. Le vittime erano in gran parte giovani donne che inserivano su noti siti internet annunci di lavoro con il proprio recapito. Queste persone venivano quindi contattate telefonicamente dalla Ucciero, mente e ‘voce’ del gruppo, che si presentava a volte come dipendente del sito e altre come avvocato o agente della Polizia Postale. La donna quindi convinceva le vittime a pagare somme di circa 2mila euro per evitare presunte sanzioni amministrative o penali dovute a controversie giudiziarie attivate nei loro confronti per presunte irregolarità connesse all'inserimento dell'annuncio.

I COMPITI DEL GRUPPO CRIMINALE

Al timone del sodalizio c’era, oltre alla Ucciero, il compagno Raffaele Pezone. Quest’ultimo, assieme agli indagati Lorenzo Improta, Salvatore Ferrara e Gaetano Cantile, aveva il compito di creare le carte postepay su cui le vittime versavano i soldi.

Dell’associazione, col compito di fornire le proprie generalità da utilizzare per il rilascio della carte postepay, facevano parte Tommaso Visconti, Davide Zoppo, Francesco Formisano, Francesco Santini, Monia Ferrara, Francesco Improta, Vincenzo Petrarca, Diego Pagano, Nicola Masucci, Marcello Moccia, Antonio Melfi, Agostino Iavarone, Nicola Macchione, Ciro Vespoli e Martina Mottola.

Infine Salvatore Pinto, il ‘parcheggiatore’ del gruppo. Quest’ultimo aveva il compito di mediare tra Pezone e gli operatori della sala POS del Bingo di Aversa dove Pinto lavorava come parcheggiatore, consentendo così a Pezone e altri i prelevare sulla carte postepay su cui confluivano i profitti delle truffe.

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