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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di rifiuti speciali, 14 persone in manette

In 6 sono stati rinchiusi in carcere mentre altri 8 sono ristretti ai domiciliari

"Traffico illecito di rifiuti tossici, speciali e pericolosi di categoria ecotossica con la costituzione e gestione di svariate discariche abusive”. E' questo il reato del quale dovranno rispondere 14 persone raggiunte, questa mattina, da un provvedimento cautelare (6 in carcere e 8 agli arresti domiciliari) emesso dal Gip del Tribunale di Salerno. Sono state sequestrate anche tre aziende, due in provincia di Salerno: a Sant’Egidio del Monte Albino e Scafati. Sotto sequestro anche 6 autocarri, 1 mezzo agricolo, 1 escavatore, oltre 25.000 mq di terreni adibiti a discarica abusiva

Il blitz

E' scattato dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Salerno, Napoli e Caserta, condotto dai carabinieri del comando provinciale di Salerno con il supporto dei reparti territoriali competenti. Nella Piana del Sele e nell'Agro Nocerino Sarnese, la l'organizzazione criminale seppelliva tonnellate di rifiuti tossici. Le indagini sono state coordinate dal pm della DDA di Salerno, Giancarlo Russo. L'operazione prende il nome di “Gold Business”: facili guadagni, enorme volume di affari, a partire da febbraio 2019. La complessa e articolata attività investigativa, nata da una semplice segnalazione ai Carabinieri e proseguita attraverso una imponente attività di intercettazione telefonica e servizi di  osservazione e controllo del territorio, ha consentito di individuare una fitta rete criminale che operava a Serre, Altavilla Silentina, Castel San Giorgio, Sant’Egidio del Monte Albino, Angri, Scafati, Mercato San Severino ma anche in provincia di Napoli, a Torre Annunziata, Boscoreale e Castellammare di Stabia, e in provincia di Caserta, a Maddaloni.

Il sodalizio

Era promosso e diretto da R.A. di Agropoli, che si avvaleva di A.M. di Agerola, quale procacciatore ed intermediario, A.V. di Eboli, R.G. di Altavilla Silentina, e altri quali autisti, nonché di R.G., M.G. di Pompei quali proprietari di aziende agricole, terreni e mezzi, compiacenti ed attivamente partecipi. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti D.M.D, originaria di Albanella, M.P., serbo, C. R. di Mercato San Severino, I.R. di Castellammare di Stabia, V.F. di  Nocera Inferiore, V.G. di Torre Annunziata, D.P. M di Maddaloni, D.P.V. di Maddaloni. Privi di autorizzazione al trasporto e/o smaltimento, trafficavano illecitamente rifiuti per lo più speciali - prelevati con mezzi di trasporto non autorizzati presso imprese produttrici del settore gestione rifiuti speciali, spurgo pozzi neri, conserviero e conciario, a fronte di un compenso tra i 1.000 ed i 3.000 euro a carico.  Poi venivano effettuati sversamento e tombamento nei terreni agricoli e in zone sottoposte a vincoli e riserva naturale, che diventavano discariche abusive tossiche e pericolose. "Totale assenza di scrupoli - scrive la Procura - nel condurre il traffico illecito di rifiuti, agendo in totale dispregio delle norme di tutela ambientale e del territorio, per uniche finalità di profitto, volte al considerevole risparmio dei costi aziendali rispetto al loro smaltimento legale". La organizzazione aveva piena disponibilità di terreni ed aziende di proprietà degli indagati e di società amministrate e gestite.

Danni ambientali

I fondi sono stati trasformati stabilmente in discariche dannosissime per le ripercussioni sull’ambiente e con alterazioni incalcolabili (e forse irreparabili) per l’eco-sistema. Discariche, in alcuni casi costituite anche in terreni del demanio regionale, che subivano, di fatto,  una modifica della loro destinazione d’uso con l’ausilio di escavatori e mezzi di movimento terra. La valenza strategica del programma criminoso, che configura l’attività illecita come organizzata e continuativa, "emerge - scrive ancora la Procura - anche quando agli autocarri ed ai rimorchi utilizzati per la commissione dei delitti di traffico di rifiuti speciali, talvolta addirittura occultati sotto scarti di  finocchi in modo da eludere eventuali controlli, vengono applicate altre targhe, per evitare una possibile riconducibilità al gruppo da parte delle Forze dell'Ordine. Inoltre venivano utilizzate conversazioni criptiche assolutamente indicative di rapporti commerciali consolidati tra fornitori di rifiuti, trasportatori e smaltitori finali".

Dati allarmanti

Alcuni scarichi di rifiuti speciali ed ecotossici/pericolosi sono stati effettuati nel luglio ed agosto 2019 presso un fondo agricolo di Serre, in zona demaniale, a meno di 150 metri dal Fiume  Calore, ricadente nella riserva naturale Regionale Foce Sele e Tanagro. Lo smaltimento di svariati quantitativi di rifiuti speciali ed anche urbani ed indifferenziati all’interno di un fondo in Serre, località Tiri di Fanteria, di proprietà della Regione Campania, in area limitrofa ad altro terreno in uso agli indagati ed adibito a coltivazione cereali, creando una vera e propria discarica di rifiuti speciali di varia tipologia e provenienza, oltre che di RSU indifferenziati, tombati/interrati fino ad una profondità di circa 1,5 metri. Tra settembre e novembre 2019, c'era stato anche il sequestro da parte dei Carabinieri delle Stazioni di Borgo Carillia e Altavilla Silentina, di una superficie di circa 700 metri quadri interessata dal  deposito incontrollato di rifiuti speciali (costituiti da rifiuti ferrosi, plastici, frammisti a terreno e pietrisco), nonché di una superficie di circa 1600 metri quadri interessata dal deposito  incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi (letame e liquame) e 120 taniche esauste contenenti in origine prodotti acidi, corrosivi e pericolosi per l’ambiente impiegati per le operazioni di pulizia delle attrezzature e dei locali della sala mungitura e depositati presso un piazzale dell’azienda agricola zootecnica a Serre, della quale R.G. è legale rappresentante. Insieme al figlio, però, non ha interrotto l’attività criminosa, ma si è addirittura ingegnato per individuare nuovi siti di discarica unitamente agli altri indagati, spingendosi a commentare insieme al padrecome i carabinieri fossero “al servizio di uno stato mafioso"

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