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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Torture in carcere, nuove indagini su altri 67 agenti

La Procura ha chiesto ed ottenuto una proroga dell'attività investigativa sulla mattanza

Si allarga la cerchia degli agenti della polizia penitenziaria finiti nel mirino della Procura di Santa Maria Capua Vetere per le torture del 6 aprile del 2020 e per le condotte successive. Sono stati identificati altri 67 agenti che avrebbero preso parte al pestaggio dei detenuti per i quali i pm hanno chiesto ed ottenuto dal gip Alessia Stadio una proroga delle indagini preliminari per ulteriori 6 mesi.

Alcuni di loro erano stati indagati inizialmente con le posizioni che erano state stralciate dalla Procura. A quei nomi se ne sono aggiunti altri, quelli degli agenti che sono stati man mano identificati tra gli artefici della mattanza. I 67 indagati sono residenti quasi tutti nel casertano tra Santa Maria Capua Vetere, San Felice a Cancello, Macerata, Caserta, Grazzanise, San Prisco, Alife, Piedimonte Matese, Sessa Aurunca, Marcianise, Recale, Lusciano, Teano, Teverola, Pontelatone, Aversa, Castel di Sasso. Le accuse per tutti sono di abuso di autorità contro i detenuti, maltrattamenti e lesioni.  

Intanto, ad inizio del prossimo mese ci sarà la prima udienza a carico di 105 imputati - tra agenti, funzionari dell'amministrazione penitenziaria e medici - rinviati a giudizio mentre solo due imputati - Angelo Di Costanzo e Vittorio Vinciguerra, difesi dagli avvocati Gerardo Marrocco e Massimiliano Di Fuccia - procederanno con l'abbreviato, con l'udienza che è slittata dalla prossima settimana a gennaio del prossimo anno. 

Gli imputati nel maxi processo per la mattanza rispondono, a seconda delle loro rispettive posizioni e partecipazioni alla rappresaglia in carcere, dei delitti di tortura pluriaggravati ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni indebite di segreti d’ufficio, omessa denuncia e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni del detenuto Hakimi Lamine, deceduto in carcere il 4 maggio 2020.

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