Torture in carcere, Riesame conferma domiciliari per i due 'comandanti'
I giudici vidimano i gravi indizi per Manganelli e Colucci. Detenzione in casa anche per Iadicicco
Il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura degli arresti domiciliari per gli ufficiali della Polizia penitenziaria Gaetano Manganelli, 45 anni, e Pasquale Colucci, 53 anni, accusati di essere tra gli organizzatori della perquisizione straordinaria al carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, diventata "un'orribile mattanza", con decine dei detenuti picchiati e sottoposti a trattamenti ritenuti di tortura.
Manganelli era allora comandante degli agenti nell’istituto casertano mentre Colucci era a capo della polizia penitenziaria al carcere napoletano di Secondigliano e soprattutto comandante del "Gruppo di Supporto agli Interventi", istituito durante la pandemia dall’allora provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone (indagato e sospeso dal servizio) che furono inviate a Santa Maria Capua Vetere per la perquisizione.
L’avvocato di Manganelli, Giuseppe Stellato, ha cercato di ridimensionare il ruolo avuto da Manganelli durante i fatti dell’aprile 2020, puntando sulla ripartizione di competenze, secondo cui quel giorno non era Manganelli il più alto in grado, ma Colucci (difeso da Carlo De Benedictis e Domenico Scarpone); già durante l’interrogatorio reso al Gip dopo l’arresto, Manganelli aveva detto a chiare lettere di non essere stato tra coloro che "hanno gestito, diretto e organizzato la perquisizione", scaricando in pratica la responsabilità sugli altri funzionari presenti, ma il Riesame non ha creduto alla sua versione, decidendo di confermare i domiciliari tanto per lui che per Colucci.
I giudici hanno confermato gli arresti domiciliari anche per l’agente Angelo Iadicicco (anch’egli difeso da Giuseppe Stellato). Continua a reggere dunque, al Riesame, l’ipotesi d’accusa della Procura di Santa Maria Capua Vetere; per tutti i funzionari della penitenziaria presenti quel giorno e per i sottufficiali con mansioni direttive, sono state infatti confermate le misure cautelari emesse dal Gip Sergio Enea il 28 giugno scorso. Alcune scarcerazioni si sono avute per carenza di esigenze cautelari, e non per mancanza di gravi indizi.