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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Morto in carcere dopo la mattanza, Procura invoca il carcere per gli agenti

Si attende la decisione del Riesame sul ricorso del pm

Si sono concluse le discussioni al Riesame per 21 tra agenti della polizia penitenziaria e funzionari del Dap oltre a due medici in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere per i quali la Procura ha avanzato ricorso chiedendo l'applicazione della misura cautelare rigettata in tutto o in parte dal gip (con applicazione di misure meno afflittive rispetto alla richiesta dell'organo inquirente) nell'ordinanza dello scorso mese di giugno che aveva portato a 52 ordinanze cautelari per la mattanza del 6 aprile 2020 al reparto Nilo della casa circondariale "Francesco Uccella".

In particolare, la Procura ha invocato l'applicazione del carcere per gli agenti che avrebbero avuto un ruolo nella morte di Hakimi Lamine, il 28enne algerino morto quasi un mese dopo le torture mentre si trovava ancora nelle celle di isolamento. Per 15 degli agenti i pm hanno chiesto la custodia cautelare in carcere contestando l'omicidio colposo di Lamine. 

Per altri 30 indagati, invece, la Procura ha chiesto l'applicazione della misura degli arresti domiciliari. Tra costoro anche i due medici, accusati entrambi di falso, per i quali la richiesta di applicazione di misure cautelari venne rigettata dal gip Enea. Richiesta a cui si sono opposti i difensori degli imputati, tra cui gli avvocati Giuseppe Stellato, Mariano Omarto, Vittorio Giaquinto, Sabina Coppola e Claudio Botti.

La decisione dei giudici è attesa per i prossimi giorni. Anche qualora il Riesame dovesse accogliere l'Appello dei pm,  la decisione su eventuali arresti non sarà subito esecutiva, ma dovrà passare per la Cassazione. 

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