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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Torture in carcere, la responsabile del reparto si difende davanti al giudice

Maietta coinvolta per l'isolamento disumano del Danubio dopo la mattanza al Nilo prende la parola in aula

La sua presenza in carcere durante il periodo dell'orribile mattanza del 6 aprile 2020 sarebbe stata caratterizzata da una certa discontinuità. Questo il senso delle parole di Roberta Maietta, dirigente del Reparto Danubio della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, che ha reso spontanee dichiarazioni nel corso dell'udienza preliminare celebrata all'aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dinanzi al gup Pasquale D'Angelo. 

Maietta oltre a rendere dichiarazioni ha anche depositato una memoria per dimostrare di non aver avuto un ruolo nelle torture ai danni dei detenuti. Secondo la Procura, dopo i pestaggi al reparto Nilo del 6 aprile 2020, 15 detenuti - ritenuti i promotori di una protesta sfociata nella repressione da parte degli agenti penitenziari - sarebbero stati trasferiti al Danubio in isolamento illegittimamente. Al Danubio - questa la ricostruzione della Procura - ai detenuti sarebbero state negate sia le visite mediche sia i colloqui (mediante videochiamata durante il lockdown) con i familiari. Ma Maietta in aula ha negato il suo coinvolgimento nella vicenda.

Nel corso dell'udienza hanno concluso le discussioni le parti civili, tra cui il difensore del garante nazionale per i detenuti che ha ribadito - oltre a reiterare la richiesta di rinvio a giudizio per 105 agenti come formulata dalla Procura - la competenza in capo alla Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere essendoci, tra le contestazioni, anche quella dell'omicidio di Hakimi Lamine, morto quasi un mese dopo il pestaggio. 

Al via anche le discussioni dei difensori degli imputati. Sono state trattate le posizioni difese dagli avvocati Michele Spina (per Fabio Ascione) e Francesco Moronese (per Massimo Oliva) oltre che l'avvocato Roberto Rosario. Le arringhe dei difensori proseguiranno la prossima settimana. Tra i difensori degli imputati sono impegnati - tra gli altri - gli avvocati Giuseppe Stellato, Mariano Omarto, Vittorio Giaquinto, Carlo De Stavola, Raffaele Costanzo, Angelo Raucci, Roberto Barbato, Dezio Ferraro, Elisabetta Carfora, Domenico Di Stasio, Valerio Stravino, Gerardo Marrocco, Massimo Trigari, Luca Di Caprio, Mario Corsiero, Rossana Ferraro, Ernesto De Angelis, Claudio Botti, Vitale Stefanelli, Michele Spina, Fabrizio Giordano, Raffaele Russo, Valerio Alfonso Stravino, Antonio Leone, Domenico Pigrini, Ciro Balbo, Dario Mancino, Natalina Mastellone, Gabriele Piatto, Massimiliano Di Fuccia, Carlo De Benedictis, Rosario Avenia, Domenico Scarpone, Eduardo Razzino e Nicola Russo. 

Complessivamente sono oltre 90 le parti civili ammesse tra detenuti, Ministero della Giustizia, Asl, i garanti nazionale e regionale per i diritti dei detenuti oltre ad alcune associazioni. Tra gli avvocati che difendono i detenuti vittime delle aggressioni ci sono: Carmine D'Onofrio (tra i primi a depositare una denuncia per uno dei detenuti facendo avviare l'indagine), Luca Viggiano, Elvira Rispoli, Goffredo Grasso, Fabio Della Corte, Giuseppe De Lucia, Gennaro Caracciolo, Ferdinando Letizia, Marco Argirò, Pasquale Delisati, Andrea Balletta, Giovanni Plomitallo, Antimo Busico e Cristian Aniello. A rappresentare l'Asl di Caserta, invece, l'avvocato Marco Alois mentre l'avvocatura dello Stato si è costituita per il Ministero della Giustizia. Asl e Ministero della Giustizia sono stati citati anche in qualità di responsabili civili. 

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