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Cronaca Recale

Mazzette all’Asl, ora Piccirillo spera nella revoca dell’esilio veneto

L’imprenditore della sanità ed editore televisivo attende il responso del Riesame. Intanto la Cassazione ha reso noto le motivazioni dell’annullamento dell’ordinanza cautelare

Sono ore di attesa per Pasquale Piccirillo, imprenditore di Recale, proprietario di una struttura sanitaria ed editore televisivo, attualmente esiliato a Belluno nell’ambito dell’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sulle mazzette all’Asl di Caserta. Dopo aver ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, l’avvocato dell’imprenditore, Giovanni Cantelli, ha presentato appello al Riesame affinché venisse eliminato anche l’obbligo di dimora nella cittadina veneta. Un ricorso per il quale ha potuto far leva anche sulla sentenza emessa a luglio dalla Sesta Sezione della Corte di Cassazione (presidente Anna Criscuolo) che ha annullato (con rinvio al tribunale del Riesame) l’ordinanza di custodia cautelare.

Nonostante le intercettazioni e le testimonianze a carico di Piccirillo e del funzionario dell’Asl Martucci, accusato di aver intascato una tangente in cambio di una rimodulazione del debito del centro sanitario dell’imprenditore di Recale, secondo gli ermellini “il giudizio del Tribunale è gravemente squilibrato nell'accertamento del pericolo di reiterazione, che deve essere valutato in termini concreti e attuali, sia perché non tiene conto del tempo trascorso dai fatti (che risalgono all'anno 2016) sia perché si fonda, pur dando atto dell'inserimento dell'indagato in un contesto territoriale ed in condizioni lavorative del tutto mutate, su valutazioni apodittiche pervenendo alla conclusione che non può escludersi che egli, anche in tale contesto, reiteri le corruzioni operate ovvero che gestisca da lontano operazioni truffaldine rispetto a società da lui gestite di fatto. Si tratta di conclusioni - si legge nelle motivazioni - che non sono sorrette dalla verifica, in concreto, del pericolo di recidiva che, necessariamente, meritano, anche tenuto conto del negativo giudizio sulla poliedrica personalità delinquenziale dell'indagato, una più rigorosa spiegazione alla luce di elementi di fatto che inverino la prognosi negativa espressa dal Tribunale”.

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