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Cronaca Casapesenna

"C'era una talpa nel gruppo di Zagaria". Clamorosa rivelazione del pentito

Schiavone non fa il nome ma dà un 'indizio' importante

Una talpa interna alla cosca di Capastorta informava Nicola Schiavone sugli spostamenti di Michele Zagaria. Lo ha riferito il rampollo di casa Sandokan nel corso dell'udienza del processo Jambo svoltasi ieri, giovedì, al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Schiavone ha raccontato ai giudici della stagione di tensioni interne al clan dei Casalesi, a cavallo tra il 2008, con l'omicidio di Michele Iovine a Casagiove, ed il 2009, con il duplice omicidio Antonio Salzillo (nipote dell'ex capo Antonio Bardellino) e Clemente Prisco, per il quale Nicola Schiavone è stato condannato all'ergastolo.

Proprio il duplice delitto di Cancello ed Arnone segnò uno spartiacque, i rapporti tra Zagaria e Schiavone, già deteriorati, si ruppero definitivamente ed i due capi si dichiararono guerra.  "Zagaria smise di versare la quota al clan - ha detto Schiavone ai giudici - Per questo io, Nicola Panaro ed Antonio Iovine decidemmo di ucciderlo".

Schiavone ha rivelato che stava pianificando il raid: "Zagaria credeva che la sua latitanza era un mistero ma noi sapevamo dov'era, dove andava e con chi si trovava". E ad informarlo era una persona vicina a Capastorta: "Gli ha fatto da autista per 4 anni", ma il nome resta coperto dal segreto investigativo.

Comunque se Schiavone non fa il nome della sua fonte esclude sia Giacomo Capoluongo, transitato dalle fila di Zagaria in quelle degli Schiavone, sia Generoso "Jerry" Restina, il vivandiere storico di Zagaria durante la latitanza. E sulla genuinità del suo informatore Schiavone non ha dubbi: "Parlavamo di uccidere Michele Zagaria e lui voleva uccidere me. Non era uno scherzo", ha concluso.

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