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Cronaca Casapesenna

Dalle "imbasciate" dal carcere per i supermercati agli investimenti a Tenerife: ecco il 'sistema Capaldo'

Filippo si fece assumere da Siciliano dopo la scarcerazione. I fratelli portavano le direttive ai sodali

L’essere rinchiuso nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere (prima) e Lanciano (poi) non è bastato per bloccare il controllo sul business imprenditoriale che Filippo Capaldo aveva avviato in nome e per conto dello zio Michele Zagaria, boss del clan dei Casalesi. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta che questa mattina ha portato di nuovo in carcere il 43enne di Casapesenna insieme ai fratelli Nicola (39 anni) e Mario Francesco (28), arrestati insieme agli imprenditori Paolo Siciliano, 56 anni di Marcianise, ed Alfonso Ottimo, 55 anni.

Soldi in contanti da Siciliano e Ottimo

Filippo assunto da Siciliano dopo la scarcerazione

Filippo Capaldo, secondo la ricostruzione della Dda, accolta dal gip Leda Rossetti del tribunale di Napoli, riusciva ad impartire (dal mese di ottobre del 2015) ordini dal carcere in cui era detenuto prima di essere sottoposto al regime detentivo speciale. Gli ordini erano rivolti ai suoi fratelli, Nicola e Mario Francesco, che da lui si recavano per i colloqui detentivi, ed i messaggi dovevano essere recapitati ai “sodali”, Ottimo e Siciliano, considerati “principali soci della famiglia Capaldo nel settore della commercializzazione e della distribuzione di prodotti alimentari”. Una volta scarcerato, nel 2018, Filippo Capaldo si fece assumere come operaio proprio da Siciliano, riuscendo così a seguire da vicino il suo business imprenditoriale.

Nicola e Mario Francesco mirano ai soldi dei turisti

Nicola e Mario Francesco Capaldo, oltre a recapitare i messaggi, sono accusati anche di essere intervenuti per risolvere una vicenda estorsiva patita da un commerciante di auto di Qualiano ed hanno costruito (grazie ai proventi illeciti della sua famiglia) e gestito diverse società impegnate nel settore alimentare e della plastica, con cui infiltrarsi nel segmento della distribuzione alimentare.  Tra queste la Santa Maria srl, la Ovopiù srl, I Sapori di Bufala, la Quadrifoglio di Colella Anna sas e la 3K srl, tutte società impegnate nel settore alimentare e della plastica. Una gestione che, secondo gli atti di indagine, avrebbe interessato anche la Avicola di Salvatore del Prete sas. Per quanto concerne il coinvolgimento di “Avicola di Salvatore del Prete sas” l'avvocato della società Domenico Di Micco smentisce ogni addebito  confermando però l'esistenza di un rapporto di rappresentanza affidato a Nicola Capaldo fino al 2017.

LA REPLICA DELL'AVICOLA DI SALVATORE DEL PRETE

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