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Cronaca Castel Volturno

Stesa di Ferragosto, arresto bis per 4

Il gip evidenzia il pericolo di fuga e dispone nuovamente il carcere dopo l'annullamento del Riesame

Illusione della libertà per Luigi D'Antonio, Assunta Castellano, Teresa Venosa, Lorenzo Esposito De Rosa accusati a vario titolo di tentato omicidio aggravato, detenzione e porto d'armi (D'Antonio e De Rosa) ed estorsione aggravata (Castellano e Venosa) per la 'stesa' della notte prima di Ferragosto nel 2019 a Castel Volturno.

Nuova richiesta di misura cautelare formulata dal pubblico ministero della DDA, convalida del Gip del Tribunale di Napoli per pericolo di fuga e permanenza delle esigenze cautelari. È quanto disposto dal presidente aggiunto Isabella Iaselli della Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli convalidando il fermo formulato dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea operato nei confronti di Luigi D'Antonio, Lorenzo Esposito De Rosa nonché la richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere per Assunta Castellano e Teresa Venosa poiché ha ritenuto sussistenti il pericolo di fuga degli indagati nonché le esigenze cautelari in particolar modo il pericolo di inquinamento delle prove in ragione del clima di omertà riscontrato nel corso delle indagini, il pericolo attuale di recidiva, la sussistenza dei legami tra i correi che evidenzia un coinvolgimento degli stessi nei progetti criminosi.

Il 13 luglio scorso il GIP di Napoli emise un ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Luigi D'Antonio, Assunta Castellano, Teresa Venosa, Lorenzo Esposito De Rosa, Andrea Rosario Guida, Francesco Iorio, Felice Marfella, Giorgio Monaco poiché ritenuti responsabili ciascuno con il proprio contributo dell'agguato con precisi intenti omicidiari compiuto ai danni di tre persone la notte del 13 agosto 2019.

Avverso il titolo cautelare su eccezione proposta dai difensori degli indagati, gli avvocati Rocco Maria Spina per Esposito De Rosa, Enrico Capone per D'Antonio e Castellano, Paolo Caterino per Venosa il Tribunale di Napoli in sede di Riesame dichiaró la nullità dell'ordinanza per difetto di autonoma valutazione degli elementi indiziato in relazione alle posizioni di D'Antonio, Castellano, Esposito De Rosa, Venosa disponendone l'immediata scarcerazione.

Il Pm però ha ritenuto che "non appena scarcerati possano rendersi irreperibili essendo ragionevole la reiterazione della richiesta di misura cautelare in ragione della gravità delle accuse a loro carico per i quali lo stesso legislatore prevede sia pure con presunzione relativa quale unica misura adeguata la custodia in carcere".

Perplessità del pm della DDA che hanno trovato riscontro nella convalida del GIP Iaselli del Tribunale partenopeo. Ancora troppo forti i legami tra i correi e ben evidenti le posizioni delle due donne Castellano e Venosa rispettivamente madre e compagna di Luigi D'Antonio che per conto del medesimo dopo il suo arresto poiché trovato in possesso presso la propria abitazione di Cardito del fucile Beretta cal 12 con canne e calcio modificato utilizzato nell'agguato, hanno mantenuto i rapporti con gli altri correi nonché con esponenti della criminalità organizzata dichiarando più volte di essere disposte ad ogni tipo di azione per difendere i loro diritti, soprattutto garantirsi il silenzio.

Il silenzio era garantito proprio grazie alle due donne mediante pretesa di una somma di denaro settimanale seppur minima dietro minaccia di collaborazione con la giustizia e contestuale arresto dei partecipi. Di tali episodi estorsivi si erano resi autori Luigi D'Antonio, la madre Assunta Castellano e la compagna Teresa Venosa. Ognuno doveva tacere su quanto accaduto a Castel Volturno il 13 agosto 2019. In via Consortile nei pressi dell'incrocio con via Volturno a bordo di moto e scooter tra cui una Honda SH e muniti di armi da fuoco dopo aver raggiunto e sbarrato la strada alla Fiat Panda condotta da una delle vittime, scesi dalle moto con una mazza da baseball prima tentarono di sfondare i vetri dell'autovettura poi imbracciati due fucili di cui uno da chi si poneva davanti al veicolo delle vittime per impedirne la marcia e l'altro utilizzato da chi si poneva alle spalle della Fiat Panda, esplodevano diversi colpi di arma da fuoco che provocavano lo sfondamento del lunotto posteriore con fori altezza uomo in corrispondenza del cruscotto. Una delle vittime dell'agguato venne colpito riportando nella circostanza "traumatismo in sedi multiple e ferite da pallini da caccia al braccio sinistro con prognosi clinica di 7 giorni". Altri due invece evitarono lesioni ad organi vitali grazie alla loro prontezza di riflessi.

Dopo la 'stesa' all'altezza del Bar Attila venne segnalata da alcuni residenti l'esplosione di colpi d'arma da fuoco in aria a mo'di festeggiamento da parte degli indagati. I successivi sviluppi investigativi operati dalla Squadra Mobile di Caserta corroborati da intercettazioni telefoniche ed ambientali portò all'individuazione non solo dei responsabili dei reati nonché delle motivazioni. Il fine era quello di assoggettare le vittime cercando di affermare poi la supremazia sul territorio finalizzata al controllo delle attività illecite in particolare lo spaccio di stupefacenti. Il tutto era stato premeditato giacché era stato pianificato con largo anticipo e nel dettaglio le modalità di esecuzione del l'assalto armato dove le prime motivazioni erano ravvisabili nella reazione ad una pregressa aggressione subita da un'altra persone vicino agli indagati.

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