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Cronaca Villa Literno

Uccide il cognato con un colpo di pistola, nipote scagiona lo zio imprenditore

La donna ammette di aver sempre saputo che l'omicidio lo avrebbe commesso la madre

Ha sempre saputo che quell'omicidio lo ha commesso sua madre. Questa in sintesi la deposizione della nipote di Michele Patrizio Sagliocchi, 72enne imprenditore di Villa Literno, accusato dell'omicidio del cognato Antonio Miele avvenuto nel gennaio del 1980 a Villa Literno.

Nel corso della sua deposizione dinanzi alla Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello, la donna - che all'epoca aveva appena 5 anni - ha ammesso di aver sempre saputo che a premere sul grilletto della pistola con cui venne ucciso Miele sarebbe stata sua madre, già processata ed assolta per il delitto. Nel corso dell'udienza sono stati escussi anche i carabinieri che hanno spiegato ai giudici la riapertura delle indagini con lo studio dei fascicoli di 42 anni fa e le nuove intercettazioni nell'ambito di un altro procedimento penale (non ammesse dai giudici) in cui Sagliocchi avrebbe di fatto ammesso la sua responsabilità in merito al fatto omicidiario. Si torna in aula a inizio giugno. Sagliocchi è difeso dagli avvocati Giovanni Cantelli e Ferdinando Letizia. 

Secondo gli inquirenti Michele Patrizio Sagliocchi si sarebbe recato presso l'abitazione della sorella Michelina appostandosi attesa dell'arrivo del cognato Antonio Miele ed armato di pistola, una Colt modello Revolver Smith e Wesson, esplodeva un colpo di arma da fuoco nella regione sottorbitaria di Miele cagionandone immediatamente la morte sopraggiunta per una paralisi dei centri vitali encefalici con l'aggravante di aver commesso il delitto con un'arma da sparo e con premeditazione. Quest'ultima sarebbe consistita nell'aver monitorato i comportamenti della vittima registrandone le conversazioni mediante una 'cimice' nella cornetta del telefono e nell'aver acquistato un revolver calibro 38 Colt eseguendo il fatto omicidiario con modalità tali da far ricadere la responsabilità sulla sorella assicurandosi così l'impunità.

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