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Cronaca San Marco Evangelista

Droga ordinata sulla chat di Facebook: 6 condanne

Pene più blande rispetto alle richieste della Dda. Cinque assolti dall'accusa di usura

Sei condanne per spaccio. Sono quelle inflitte dal giudice Marco Carbone del tribunale di Napoli a carico di altrettanti imputati, a processo con rito abbreviato, coinvolti in un'inchiesta sullo spaccio di droga tra Caserta, San Nicola la Strada, Maddaloni e San Marco Evangelista. 

Il giudice ha condannato Giuseppa Pascarella, 49 anni di San Marco Evangelista, a 2 anni e 8 mesi; Antonio Leone, 41 anni di San Marco Evangelista, a 4 anni; Giuseppe Sparaco, 41 anni di San Marco Evangelista, a 3 anni e 4 mesi; Immacolata Romanelli, 36 anni di Recale, a 5 anni; Luigi Romanelli, 60 anni di Caserta, a 6 anni e 6 mesi; Daniela Massa, 34 anni di Caivano, a 5 anni. Il pm della Dda Luigi Landolfi aveva chiesto pene ben più severe - tra i 20 ed i 12 anni - ma i giudici hanno concesso l'attenuante della lieve entità dello spaccio di droga. Luigi ed Immacolata Romanelli, Giuseppe Sparaco, Giuseppa Pascarella ed Antonio Leone sono stati inoltre assolti dal reato di usura contestato per gli interessi usurari applicati in seguito alla concessione di un prestito ad una persona in stato di bisogno. Nel collegio difensivo sono stati impegnati gli avvocati Nello Sgambato, Angelo Raucci e Maria Spina. 

L'indagine - che aveva coinvolto complessivamente 26 persone - aveva consentito di far luce su un traffico di droga, prevalentemente cocaina che aveva come centro operativo l'area tra Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello per poi essere smerciata in altri luoghi della provincia di Caserta, come Maddaloni e San Marco Evangelista. Le cessioni di stupefacenti ai consumatori, avvenivano principalmente in modo “itinerante” cioè previo contatto telefonico da parte degli acquirenti al loro pusher di riferimento.

Le conversazioni, sempre brevissime e criptiche, erano incentrate, tra i due dialoganti, dapprima sul reciproco chiedersi di dove si trovassero e successivamente sull’accordarsi sul punto del loro incontro che variava di volta in volta, sulla base della posizione dello spacciatore il quale, solo al momento, decideva se effettuare personalmente la consegna o mandare un suo “collaboratore”. Il lasso di tempo che trascorreva dalla telefonata all’incontro, era stimato in un massimo di dieci minuti e tale celerità tra l’appuntamento e la cessione della sostanza stupefacente. Spesso per le loro comunicazioni i pusher facevano ricorso anche ad altre forme di comunicazione come WhatsApp o messanger di Facebook.

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