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Cronaca Castel Volturno

Soldi e sesso per la spintarella alle pratiche, i carabinieri inguaiano l'impiegato comunale

Il maresciallo dell'arma svela ai giudici i retroscena dell'inchiesta partita dalla denuncia di un cittadino

Nel corso dell'udienza celebrata dinanzi la Prima Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Giovanni Caparco (a latere Patrizia Iorio e Francesco Maione) l'ufficiale  dei carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone ha riferito in merito ai reati commessi da Antonio Di Bona, il dipendente del Comune di Castel Volturno accusato di aver dato una 'spintarella' alle pratiche per i condoni edilizi e ai permessi a costruire in cambio di favori sessuali e ricariche sia telefoniche che su Postepay nell'inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere allora retta dal Procuratore Maria Antonietta Troncone che si abbatté come uno tsunami sul Municipio castellano nel mese di gennaio 2019.

Le dichiarazioni rese dall'ufficiale dell'Arma hanno chiarito la figura di Di Bona in seno all'indagine. Antonio Di Bona nella sua veste di preposto all'Ufficio Tecnico comunale con mansioni di archivista, addetto alla pubblicazione degli atti on line sull'albo pretorio e di addetto all'assegnazione/smistamento delle pratiche di condono si sarebbe reso responsabile del reato di corruzione, falsità materiale commessa da un pubblico ufficiale e concussione sessuale. Di Bona, difeso dall'avvocato Ferdinando Letizia, è stato l'autore dei retroscena piccanti dell'inchiesta della Procura sammaritana che portò a sei arresti tra tecnici comunali e agenti della polizia municipale di Castel Volturno nonché al divieto di dimora di un noto imprenditore, accusati a vario titolo di corruzione, concussione, falso ideologico in atto pubblico, omissione in atti d'ufficio e indebita induzione a dare o promettere utilità.

L'ufficiale dell'Arma ha ripercorso le indagini svolte che partirono nel 2016 su denuncia di un privato cittadino che disveló il meccanismo corruttivo che si consumava all'interno del Municipio castellano. L'illiceità non era l'unica cosa consumata all'interno della casa comunale. Grazie all'ausilio di cimici e telecamere nascoste vennero documentati gli incontri sessuali di Antonio Di Bona con persone dello stesso sesso sia con privati cittadini che con tecnici che avvenivano sia negli uffici comunali sia all'esterno del Municipio consumati avidamente nel parcheggio sul retro del plesso comunale nelle ore in cui l'Ente era aperto al pubblico. Dopo l'appagamento dei piaceri della carne, Di Bona svolgeva il suo 'dovere' da dipendente comunale sia sostituendo atti nei fascicoli sia inserendo negli stessi documentazioni fittizie al solo fine di agevolare le richieste dei suoi partners sessuali. Il processo è rinviato alla metà di aprile per l'escussione dello stesso maresciallo dell'Arma e di ulteriori testi.

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