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Cronaca Casal di Principe

Soldi e minacce per ritrattare le accuse, il Riesame annulla ordinanza per 51enne

Era stato arrestato per intralcio alla giustizia a scopo di estorsione, ma i giudici hanno disposto l'annullamento della custodia cautelare in carcere

Annullata l'ennesima ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di intralcio alla giustizia per Antonio Tornincasa 51enne di Arzano coinvolto, insieme a suo figlio Emanuele di 25 anni, nel sequestro di un 34enne di Casal di Principe, G. B., a scopo di estorsione aggravato dalla metodologia mafiosa. È stata questa la decisione dei giudici dell'ottava sezione del Riesame del Tribunale di Napoli che hanno accolto la tesi del legale di Antonio Tornincasa, l'avvocato Ferdinando Letizia che ha evidenziato l'assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del suo assistito in merito alle accuse di intralcio alla giustizia mosse in seno ad un nuovo procedimento penale innestatosi sulla scorta del precedente.

Lo scorso 25 febbraio Antonio Tornincasa, suo figlio Emanuele, Bernardino Crispino 35enne di Marcianise, Francesco Frascogna 50enne di San Cipriano D'Aversa, Nicola Sergio Kader 35enne di Aversa sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta emessa dal gip del Tribunale di Napoli Rosamaria De Lellis su disposizione della Dda partenopea perché ritenuti responsabili dei reati di sequestro di persona a scopo di estorsione ed intralcio alla giustizia aggravati dalla metodologia mafiosa. In buona sostanza avrebbero cercato di far ritrattare la vittima e sua moglie servendosi di intermediari affiliati al clan dei Casalesi, 'offrendosi' di pagare le spese legali sostenute dalle persone offese oppure versare la somma di mille euro come accordo per ritrattare l'evento delittuoso.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, Kader avrebbe cercato di convincere la vittima del sequestro di persona e sua moglie a ritrattare le dichiarazioni rese agli organi inquirenti e per essere più convincente cercò di intimorire le parti offese dichiarandosi affiliato al clan dei Casalesi. Avrebbe poi proposto di farsi carico delle spese legali già sostenute e da sostenersi dalle vittime con la richiesta conclusiva di accordarsi sulla ritrattazione per la cifra di mille euro. Dalle dichiarazioni rese dalla vittima si è innestato un nuovo procedimento a carico di 3 persone (i congiunti Tornincasa e E. D. M. 31enne formiano) per sequestro di persona a scopo di estorsione.

La vittima, G. B. 34enne di Casal di Principe, venne prelevata il 24 febbraio 2020 all'esterno di un bar del centro di Casal di Principe da Antonio ed Emanuele Tornincasa e condotta in un appartamento a Formia in via della Conca dove ad attenderli c'era E. D. M. che ben conosceva i tre campani e si offrì di farsi da garante di un debito di droga del valore di 30.000 euro contratto dalla stessa vittima nei confronti dei congiunti di Arzano. Un tentativo che non andò a buon fine tant'è che i Tornincasa condussero G. B. a Castel Volturno, in prossimità di un lago, dove gli venne legata una corda al collo alla cui estremità venne posto un sasso con il dichiarato intento di annegarlo.

Sotto minaccia armata ottennero la rassicurazione del debito contratto così lo riaccompagnarono a Casal di Principe. Ad attenderli c'erano i carabinieri della compagnia di Casal di Principe che arrestatono Antonio Tornincasa e qualche settimana dopo Emanuele Tornincasa a Cassino, giacché si era reso irreperibile. Una vicenda dai contorni ancora frammentari sulla quale doveva ricadere il silenzio ad ogni costo. Un silenzio non orchestrato da Antonio Tornincasa verso il quale è stato disposto l'annullamento dell'ulteriore titolo custodiale.

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