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Cronaca Villa Literno

Da socio di Zagaria a corriere della droga: "Sei milioni per un carico da 6000 kg di cocaina"

La doppia vita criminale di Giovanni Fontana svelata dai pentiti: da imprenditore vicino ai Casalesi al business degli stupefacenti con i narcos napoletani

Da socio del capoclan Michele Zagaria ad corriere della droga per il gruppo dei narcos guidato da Raffaele Imperiale. E' questo il profilo di Giovanni Fontana, titolare di una società di autotrasporti e già presidente del Villa Literno Calcio, colpito insieme al fratello Michele da un sequestro da 50 milioni di euro - tra beni mobili, immobili e quote societarie - eseguito dai militari della Guardia di Finanza di Napoli e Caserta e dai carabinieri per la tutela dell'Ambiente di Napoli. 

In particolare, a tracciare il profilo di Giovanni Fontana sono stati collaboratori di giustizia Giuseppe Misso e Michele Barone che lo hanno indicato come imprenditore legato al capoclan Michele Zagaria. "Ho saputo che l'impresa dei Fontana si è molto estesa e tutto questo grazie soprattutto al loro legame con Michele Zagaria", chiarisce Misso. Un legame di cui ricorda un aneddoto relativo un suo intervento con Luigi Guida, alias 'o Drink (non indagato), che quando assunse la reggenza del gruppo Bidognetti (egemone proprio sul territorio di Villa Literno) "cominciò a chiedere in maniera indifferenziata a tutti gli imprenditori del posto il versamento del rateo estorsivo senza sapere se gli imprenditori costretti a pagare erano magari soci di Michele Zagaria o degli Schiavone". In tale contesto Misso colloca il suo intervento "su richiesta di Michele Zagaria". "Ho poi saputo che i fratelli Fontana si sono molto ingranditi rispetto alle dimensioni che avevano nei primi anni 2000, circa il loro complesso aziendale e, sebbene io non ne abbia conoscenza diretta, ricollego questa loro espansione imprenditoriale direttamente a Michele Zagaria che era solito realizzare tali affari con imprenditori che proteggeva e di cui diventava poi socio".

La conferma del rapporto con il capoclan arriva anche da un altro pentito di primo ordine: Michele Barone. Barone conferma che "Michele Zagaria mi disse che effettivamente conosceva Giovanni Fontana come un “nostro amico” ossia come un affiliato a Michele Zagaria". Successivamente Fontana si sarebbe dedicato "rapine di furgoni portavalori e, poi, al traffico di droga".

Ed è questa la nuova attività aziendale: il carico e scarico di ingenti quantitativi di cocaina. Non solo l'affaire australiano, con un carico da 600 kg che non sarebbe mai arrivato a destinazione, ma anche pregressi trasporti. A raccontarlo è il capo dei narcos Raffaele Imperiale che ha svelato agli inquirenti il ruolo di Fontana e della sua impresa anche per altri "viaggi". Tra il 2008 e il 2009 Imperiale avrebbe coinvolto Fontana in due operazioni di trasporto di cocaina dal Brasile per complessivi 6.000 kg: un primo carico di 2.500 kg fatto per conto del clan Amato-Pagano, ed un secondo di 3.500 kg che tenne nascosto agli Amato Pagano e gestì in autonomia. In quelle occasioni Imperiale conferma di aver dato a Giovanni Fontana per la sua collaborazione 6 milioni di euro in due tranches.

Poi i nuovi carichi del 2017/2018 quando Fontana sarebbe stato ricontattato per dei trasporti via terra di droga dall'Olanda per i quali l'imprenditore liternese avrebbe fatto "una decina di trasporti" percependo una quota di "40mila euro a carico". Soldi che oggi sono finiti sotto chiave con il provvedimento dei giudici della sezione Misure di Prevenzione di Santa Maria Capua Vetere (presidente Urbano) che ha disposto il sequestro preventivo fissando la trattazione del procedimento all'inizio di aprile. Tra i difensori impegnati nel procedimento, costituito per la società dei Fontana, figura l'avvocato Mario Griffo. 

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