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Cronaca Maddaloni

I pentiti ‘reggono’ alla Cassazione: batosta per i Marciano

La Cassazione respinge i ricorsi: ecco le motivazioni

I racconti dei pentiti hanno retto anche al vaglio della Corte di Cassazione che ha respinto i ricorsi per l’annullamento delle ordinanze di custodia cautelare di Giuseppe Marciano, 44 anni, Pasquale Marciano, 45 anni, e Michele Marciano, 40 anni, coinvolti nella maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Marcianise sull’imposizione delle slot machine (su input del clan Belforte) nei bar e nei locali di Maddaloni.

La Seconda Sezione della Cassazione (presidente Antonio Prestipino) ha respinto le richieste avanzate dai difensori. In riferimento alla posizione di Giuseppe Marciano, hanno scritto: “L’analisi del materiale indiziario condotta dal ricorrente è evidentemente riduttiva e sminuisce il panorama complessivo degli elementi considerati dal Tribunale e valutati con criteri logici e condivisibili: il ricorrente, infatti, riferisce in modo generico del contenuto delle dichiarazioni dei collaboratori, che invece il Tribunale ha selezionato riportando quelle che facevano espresso riferimento alla figura di Giuseppe Marciano (come Antonio Farina e Yuri La Manna), quale soggetto direttamente interessato a operare nel settore illecito del controllo dei video giochi installati presso pubblici esercizi, collocando tale figura nell'ambito, più generale, della storia della famiglia Marciano, unanimemente indicata da tutti i collaboratori (sia i precedenti, sia altri quali Michele Lombardi) come il gruppo dedito a quelle attività, sotto il controllo e con la protezione delle organizzazioni camorristiche del territorio (in particolare, era espresso il riferimento agli stretti legami con il clan Belforte operante in quel territorio). Tale caratteristica dell'esercizio dell'attività rendeva palese non solo il collegamento con le organizzazioni di stampo mafioso, ma anche l'agevolazione dei gruppi criminali, cui i Marciano versavano periodicamente una quota dei proventi derivanti dalla gestione delle apparecchiature, quale corrispettivo della protezione assicurata nell'imporre l'installazione delle apparecchiature stesse”.

Relativamente alla posizione di Pasquale Marciano, invece, viene sottolineato come “le "proposte" formulate da Pasquale Marciano nei confronti di A.V., per far rimuovere le apparecchiature da gioco delle società sottoposte a sequestro, e gestite dall'amministrazione giudiziaria, e collocare in sostituzione quelle della ditta individuale gestita attraverso il prestanome dallo stesso ricorrente, dovevano essere collocate in un quadro di ripetute pressioni e intimidazioni (sino alla predisposizione "sotto dettatura" delle disdette che il Marciano aveva fatto compilare al Vinciguerra, imponendone la trasmissione in sua presenza a mezzo telefax alla società gestita dall'amministratore giudiziario), realizzate in più occasioni, con ripetute modalità minacciose, ad opera di più soggetti della famiglia Marciano, nell'arco di un ampio periodo di tempo (pari a circa un anno, dal febbraio 2016 sino alle epoche in cui veniva ascoltato V. nel marzo 2017), culminate nell'intervento di Antonio Mastropietro, indicato nei provvedimenti del G.I.P. e del Tribunale come esponente di rilievo di organizzazioni criminali volto a costringere il Vinciguerra a istallare le apparecchiature dei Marciano, pena l'imposizione di ulteriori tangenti. La ricostruzione era stata operata non solo attraverso le dichiarazioni della persona offesa ma anche raccogliendo le informazioni dall'amministratore giudiziario e dai dipendenti delle società sequestrate, che erano stati presenti a uno degli episodi in cui l'indagato si era recato dalla vittima per imporre la rimozione delle apparecchiature esistenti”.

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