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Cronaca Cervino

Sindaco bruciato vivo in auto: chiesti 14 anni per l'ex dirigente del Comune

La requisitoria del procuratore generale per Pietro Esposito Acanfora accusato dell'omicidio di Giovanni Piscitelli

Il processo d'Appello ha fatto emergere i gravi indizi di colpevolezza a carico di Pietro Esposito Acanfora. Questa la conclusione a cui è giunto il procuratore generale al termine della sua requisitoria nel processo a carico dell'ex dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Cervino accusato dell'omicidio del sindaco Giovanni Piscitelli, ucciso e bruciato in auto. La richiesta è stata di quattordici anni di reclusione.

Alla base della pena invocata dal Procuratore Generale ci sarebbero alcune contraddizioni emerse nel corso del processo tra quanto riferito dallo stesso Esposito Acanfora e le dichiarazioni di altri testimoni. Incongruenze che hanno spinto il procuratore a chiedere la conferma dell'intero quadro indiziante e quindi di condannare l'imputato (assolto in primo grado). 

Adesso la parola passa ai difensori delle costituite parti civili rappresentate dagli avvocati Raffaele Carfora, Carlo Madonna, Renato Jappelli e Giovanni De Lucia. A metà novembre ci saranno le arringhe dei difensori (gli avvocati Carlo De Stavola e Rocco Trombetti) e la sentenza. 

Era il 28 febbraio del 2008 quando Piscitelli fu ritrovato in località Durazzano, a qualche metro di distanza dalla propria vettura data alle fiamme. L'allora primo cittadino era riuscito a scendere dal veicolo per tentare di porsi in salvo, ma le ustioni non gli diedero scampo. Venne trovato bruciato dalle gambe in su.

Quello di Piscitelli è un caso senza colpevoli. Al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, infatti, Esposito Acanfora fu assolto in primo grado "per non aver commesso il fatto" dal giudice Marcello De Chiara.

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