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Cronaca Castel Volturno

Serra di marijuana in casa: 2 indagati si difendono davanti al gip

Pontone dice che era "indaffarato in altro". Insieme a Tarquini è accusato dal 'locatario'

Uno era impegnato a scavare tunnel sotterranei e stava “un poco indaffarato”; l'altro si è dichiarato estraneo ai fatti, ammettendo una 'semplice partecipazione’; il terzo, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

E’ questo l'esito degli interrogatori di garanzia di Franco Pontone, 59 anni di Sant'Antimo (soprannominato ‘il Maradona delle Fogne’), Bruno Orfeo, 36 anni di Casoria (detto 'o mister’), e Pietro Tarquini, 50 anni di Castel Volturno, dinanzi al Giudice per le Indagini Preliminari Emilio Minio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, assistiti dai loro legali Mario Angelino, Gennaro Marano ed Enzo Domenico Spina.

I tre indagati sono accusati di illecita coltivazione di marijuana e furto di energia elettrica. I correi, infatti, hanno creato una piantagione di marijuana indoor in una casa in viale Antonella, in località Pescopagano a Mondragone, acquistato da Franco Pontone ad un'asta giudiziaria dove Pietro Tarquini ricopriva il ruolo di guardiano. Nella serra indoor, scoperta grazie ad un blitz della squadra mobile della Questura casertana nel luglio 2020, erano presenti ben 111 piantine (alte 35 centimetri) per un peso complessivo di oltre 1,8 kg; erano dotate di un impianto di ventilazione e irradiazione artificiale con lampade alogene ad incandescenza alimentate attraverso un allaccio abusivo alla pubblica illuminazione grazie alla manomissione del contatore trasformato da Pontone a gettito industriale. Una ‘maestria’, quella dell'elettricista Franco Pontone, che ha permesso di conseguire un furto di energia elettrica per un valore di 43.605 euro.

Nel blitz dei poliziotti venne arrestato Karim Abdul, 40 anni, che dimorava nell'appartamento siglato 'Villa Sica’, adiacente a quello adibito a serra con il compito di gestore della piantagione. Il ghanese, tratto in arresto il 15 luglio del 2019, riferì sulla coltivazione di marijuana indoor collegandola a Pontone e Tarquini.

Le indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotte congiuntamente dalla squadra mobile casertana e dai carabinieri del NORM del comando compagnia del Capoluogo ebbero come origine le due rapine perpetrate il 2 dicembre 2019 e l'8 gennaio 2020 presso l'ufficio postale di Corso Giannone a Caserta. Proprio le intercettazioni telefoniche ed ambientali avviate sul 'Maradona delle fogne Pontone'  permisero agli investigatori di appurare i legami tra i tre indagati oltre al loro  proposito di realizzare un impianto elettrico di una certa importanza nell'abitazione di viale Antonella 231. Per questo proposito Pontone si offrì di lavorare anche di notte, perché non poteva perdere il primo incarico, quello di scavare cunicoli sotterranei che gli valsero l'epiteto di Maradone delle fogne. È quanto poi spiegato al gip sammaritano in sede di interrogatorio di garanzia per chiarire la sua posizione in merito agli addebiti contestati. Era molto indaffarato in quel periodo ed i lavori di impiantistica era 'regolari' e marginali. Ha chiarito anche il suo ruolo di locatore nei riguardi del ghanese che agli inquirenti ha indicato la titolarità della coltivazione illecita proprio a Pontone.

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