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Cronaca Casapesenna

Zagaria e gli 'strani segni' con la sorella nei colloqui in carcere: la relazione nelle mani dei giudici

E' tra le prove maestre che la Dda ha fatto acquisire. Per il capoclan i segni erano per i problemi con l'audio del citofono

Strani segni tra Michele Zagaria e sua sorella Gesualda durante un colloquio in carcere. Sono state quelle comunicazioni 'non verbali' a far scattare l'allerta in un ispettore della polizia penitenziaria che riferì quelle circostanze in una relazione di servizio finita nelle mani della Dda di Napoli.

Una relazione che è stata già acquisita dai giudici del tribunale di Napoli Nord, dinanzi al quale si sta celebrando il processo all'ex primula rossa accusata di 'comandare' il clan dei Casalesi anche dal 41 bis, e sulla quale ora il collegio giudicante vuole far luce sentendo in aula quell'ispettore che l'ha redatta.

E' quanto hanno deciso le toghe normanne nel corso dell'ultima udienza del processo al 'capo' della cosca Casalese. Secondo quell'ispettore Zagaria avrebbe lanciato segnali poco chiari. Messaggi di cui la difesa del boss - rappresentata dagli avvocati Paolo Di Furia ed Emilio Martino - sta cercando di interpretarne il senso. Secondo la versione di Zagaria, infatti, lo stesso avrebbe fatto cenno alla sorella di non riuscire a sentirla attraverso il citofono della sala colloqui. Circostanza che sarebbe stata riferita anche all'ispettore ma poi non contenuta nella sua relazione, tra le prove principali del processo. Per superare l'impasse i giudici hanno deciso per la sua escussione. Si torna in aula a metà gennaio.

Secondo l'accusa Zagaria avrebbe impartito ordini dall'interno del carcere sia durante i colloqui sia attraverso i videocollegamenti durante i processi a cui partecipa e durante i quali spesso e volentieri il capoclan prende la parola. In particolare nel mirino degli inquirenti è finita una frase: "rispetto i miei coimputati" proferita dal boss dei Casalesi durante un'udienza in Corte d'Assise.

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