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Cronaca Casal di Principe

Schiavone: "Appoggiammo Cosentino alle Provinciali". Poi conferma: "Volevamo ucciderlo"

Il figlio di Sandokan testimone nel processo in Appello al politico: Cicciariello diede l'ordine per eliminare l'ex sottosegretario

"Il clan dei Casalesi appoggiò compatto Nicola Cosentino alle elezioni provinciali del 2005". Lo ha dichiarato Nicola Schiavone nel corso del processo in Appello all'ex sottosegretario all'Economia accusato di concorso esterno al clan dei Casalesi. 

Una testimonianza, quella di Schiavone, che è stata disposta in extremis dai giudici della corte partenopea, proprio prima della sentenza. Le sue dichiarazioni erano state già acquisite nel fascicolo del processo ma dopo la sentenza di assoluzione per Cosentino per l'inchiesta "Il principe e la scheda ballerina", in cui le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (comprese quelle di Schiavone) erano state bollate come "non riscontrate", i giudici hanno deciso di sentire in aula il figlio di Sandokan. 

Il voto del clan alle Provinciali del 2005 

Così, presso il tribunale di Napoli, si è svolto il primo atto dell'escussione del collaboratore di giustizia, per il quale è stato delimitato l'arco temporale: dal 2004, anno in cui avrebbe assunto la reggenza del sodalizio criminale, al suo arresto. Di circostanze antecedenti riferitegli da altri Schiavone non dovrà riferire. Ed ecco che il capoclan pentito ha parlato dei rapporti tra la camorra e Cosentino, partendo proprio dalle elezioni per le provinciali a Caserta, vinte poi da Sandro De Franciscis (non indagato).

Schiavone in tal senso ha confermato il sostegno a Cosentino già declinato nei verbali. "Noi non potevamo ovviamente abbandonare Nicola Cosentino anche perché avevamo un nostro candidato come espressione del clan inserito in una lista della coalizione di centro destra". La lista indicata da Schiavone è quella dell'Udc. Ma il clan in quell'occasione - come ha riferito lo stesso Schiavone - si divise appoggiando da una parte Cosentino e dall'altra Nicola Ferraro, candidato con l'Udeur, con il quale pure c'erano rapporti d'affari. Una circostanza su cui, invece, Schiavone si è mantenuto 'vago', sostenendo l'appoggio esclusivo a Cosentino.

"Cicciariello diede l'ordine di uccidere Cosentino"

Il figlio di Sandokan, poi, ha ribadito le accuse già formulate sulla vicenda del centro commerciale "Il Principe" con l'interessamento di Cosentino per l'ottenimento di finanziamenti bancari. Infine Schiavone ha anche ripercorso la vicenda riguardante un ordine dato da suo zio Francesco Schiavone (alias Cicciariello) per "uccidere Cosentino. Ci volle il bello e il buono per calmarlo. Non lo ipotizzò, dette l'ordine". Il progetto, ha raccontato il collaboratore di giustizia, non fu attuato grazie alla mediazione di Giuseppe Russo e Antonio Iovine, detto ‘o ninno, che fecero cambiare idea a "Cicciariello". Successivamente, però, Cosentino avrebbe fatto un altro "sgarbo" al clan, rifiutandosi di indicare proprio a Nicola Schiavone il nome di un avvocato che potesse aiutarlo nei giudizi di Sorveglianza. Il pentito ha raccontato di aver detto a un altro affiliati, dopo quell'episodio, "per quanto mi riguarda, non mi dispiacerebbe fare l'agguato a Cosentino".

Si torna in aula fra due settimane per il controesame dai difensori dell'ex sottosegretario, gli avvocati Stefano Montone ed Agostino Decaro. In primo grado Cosentino era stato condannato a 9 anni di reclusione. Nel corso della sua requisitoria, prima che i giudici riaprissero il processo, il procuratore generale aveva invocato 12 anni di carcere per il politico.

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