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Cronaca Casapesenna

Terremoto dopo i domiciliari a Zagaria: "Sciopero della fame contro la scarcerazione dei boss"

L'iniziativa in Campania. Il deputato Gasparri chiede la cacciata del giudice che ne ha disposto la scarcerazione. Il presidente di Antigone lo difende: "Diritto alla salute garantito da Costituzione"

La scarcerazione di Pasquale Zagaria, fratello del capoclan dei Casalesi Michele, ha provocato un vero e proprio terremoto. L’incapacità di garantire le cure al detenuto malato nelle carceri della Sardegna e la successiva scarcerazione (per 5 mesi) decisa dal tribunale di sorveglianza ha provocato reazioni molto forti. C’è chi come il deputato Maurizio Gasparri di Forza Italia chiede la la cacciata dalla magistratura di coloro che hanno disposto la scarcerazione di Zagaria, detenuto a Nuoro in regime di 41-bis. Il Dap, il Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria, afferma di avere fornito alla magistratura gli elementi richiesti. Chi ha ragione e chi ha torto? I magistrati di sorveglianza si stanno rendendo responsabili di scelte gravissime delle quali dovranno rispondere. Chiedo pubblicamente che il CSM li cacci su due piedi” ha dichiarato l’esponente azzurro. 

In Campania, invece, a farsi portavoce della protesta è stato il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che ha annunciato lo scoperto della fame a partire da lunedì. “Il Coronavirus è diventato la scusa utilizzata dai boss per uscire di carcere. Zagaria prima, Raffaele Cutolo adesso (ha chiesto la scarcerazione), guarda caso sono tutti malati ora. E chissà quanti altri proveranno questa strada, con il rischio di rimettere in libertà pericolosissimi e sanguinari criminali. E’ evidente che stanno cercando di approfittare della situazione, aiutati dalle mogli e dai familiari che generano caos violando le restrizioni e tenendo impegnate le forze dell’ordine. Quando sarà possibile, assieme ai cittadini che non vogliono la liberazione di camorristi e mafiosi, organizzeremo una forte manifestazione per ribadire il nostro ‘no’ a questa follia. In attesa di poter scendere per strada da lunedì inizieremo uno sciopero della fame a staffetta per protestare contro la liberazione dei boss. I boss devono restare in carcere che gli paga comunque la collettività e lì devono essere curati”.

Pasquale Zagaria ha ottenuto per cinque mesi gli arresti domiciliari a Pontevico, in provincia di Brescia, dove abitano la moglie ed i figli.  Considerato dagli inquirenti la mente economica del clan dei Casalesi, sta lottando contro un cancro ed è già stato sottoposto ad alcuni interventi. A causa del coronavirus, l'ospedale di Sassari,dove il 60enne era in cura, e le altre strutture sanitarie sono state destinate all'emergenza Covid, rendendo di fatto impossibile garantire al detenuto la prosecuzione dell'iter diagnostico e terapeutico.

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A difesa della scelta del tribunale di sorveglianza si è schierata l’associazione Antigone: ”Anche nel caso relativo alla concessione della detenzione domiciliare per motivi di salute a Pasquale Zagaria si sta creando un polverone strumentale e inaccettabile. La magistratura di sorveglianza deve poter svolgere il proprio lavoro in modo indipendente applicando la legge. La legge, a partire dalla nostra Costituzione, prevede che il diritto alla salute sia garantito ad ogni individuo (art. 32) e che la pena non possa consistere in trattamenti contrari al senso di umanità (art. 27). Disposizioni che valgono per tutti, senza eccezioni di sorta". Così, in una nota il presidente di Antigone Patrizio Gonnella. "La preannunciata ispezione ministeriale sembra quasi voler disincentivare il ruolo di garanzia giurisdizionale dei magistrati - continua - e sembra voler rispondere a un montare di prese di posizioni strumentali, di chi concepisce la pena come vendetta e pensa, in spregio al disposto della nostra Carta costituzionale, che i detenuti debbano marcire in carcere. In queste settimane è soprattutto grazie ai giudici di sorveglianza che si sta lentamente riducendo la popolazione detenuta e di questo siamo a loro grati. È un antidoto al disastro che sempre incombe sul sistema penitenziario. Non c'è alcun rischio di scarcerazione di massa di boss mafiosi, tanto che sempre ieri è stata negata la concessione di un provvedimento di detenzione domiciliare (che resta comunque una pena e non è un ritorno in libertà) a Nitto Santapaola". "Quello che fanno i magistrati è di valutare, caso per caso, e dietro il parere di medici, la compatibilità tra lo stato di salute di un detenuto e le possibilità che le patologie vengano curate al meglio all'interno degli istituti. E, solo laddove ciò non fosse possibile - precisa il presidente di Antigone - vengono disposte misure alternative. Nel caso specifico di Pasquale Zagaria, poi, ben conosciamo e stimiamo per qualità, onestà, indipendenza, professionalità il giudice De Vito a cui esprimiamo massima solidarietà e vicinanza. Crediamo che uno Stato forte non abbia paura di una persona malata, anche se mafiosa. Mai. Uno Stato forte si fida dei suoi giudici”.

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